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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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isultati di un'analisi di tipo meramente strutturale, dunque, si ripercuotono direttamente<br />

sull' interpretazione del contenuto specifico di un testo, nonostante questo non rientri nel<br />

suo obiettivo primario. È legittimo infatti affermare che, in un'opera come quella di<br />

Giusta, l'interpretazione contenutistica risulta meramente funzionale alla conferma delle<br />

analisi strutturali, lasciando dunque spazio a perplessità e dubbi rispetto alla loro validità,<br />

qualora il principio dell'analisi strutturale venga contestato. Nel particolare caso dell'opera<br />

di Giusta, la scarsa fortuna riscontrata dai principi della sua analisi ha colpito anche i<br />

risultati delle sue dettagliate e molto spesso non prive di interesse analisi contenutistiche.<br />

Riteniamo ad esempio che Giusta non abbia avuto affatto torto a voler ridimensionare<br />

l'influenza diretta di Antioco d'Ascalona sui testi presi in considerazione, ponendosi così<br />

in contrasto con una certa tendenza critica che trovava proprio in Antioco la fonte unica<br />

della dossografia etica e non solo 127 . Giusta fornisce infatti diversi validi contributi nella<br />

sua ricerca di un criterio per determinare quali testi contengano traccie degli aspetti<br />

costitutivi del pensiero di Antioco e quali ne siano invece esenti. E sembrerebbe inoltre<br />

aver ragione nel limitare al testo di Cicerone la presenza di questi elementi, escludendoli<br />

invece nel caso del testo di [Ario Didimo]. Tuttavia la ricezione e assimilazione del<br />

pensiero di Antioco da parte di Cicerone viene pensata da Giusta in termini per così dire<br />

meccanici, per cui egli ritiene che, alla stregua di un cattivo copista, Cicerone abbia<br />

mescolato materiali provenienti da due diverse fonti e che il prodotto finale debba venir di<br />

nuovo scomposto e sezionato per ottenere un'immagine intellegibile dei suoi elementi<br />

costitutivi.<br />

Prima ancora di procedere ad un recupero non arbitrario dei pregi (e dei difetti) del lavoro<br />

dei nostri predecessori è doveroso testare direttamente sui testi in oggetto i nuovi<br />

strumenti interpretativi che le ricerche più recenti ci mettono a disposizione. Si procederà<br />

dunque a reperire nei due autori le traccie degli schemi organizzativi di stampo aristotelico<br />

e a verificarne la loro funzione. Questo dovrebbe agevolare la comparazione dei due testi:<br />

una comparazione non più di tipo strutturale, ma circa l'uso di uno stesso strumento<br />

dialettico. Il ritorno al metodo di Aristotele ci permette inoltre di approfondire la relazione<br />

tra i diversi tipi di strutture diairetiche ricorrenti nei testi dossografici. Non trascurabili<br />

differenze sussistono infatti tra :<br />

127 v. e.g. Madvig (1876), Excursus VII, p. 847, per cui Fin. IV, Fin. V e la Dox. C di Ario Didimo deriverebbero tutte<br />

da Antioco.<br />

lx

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