UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

stoicismo delle origini (Seneca, Ierocle) 643 . È del resto incerto se si possa far risalire
l'uso del concetto fino a Zenone di Cizio 644 e per quanto concerne Polemone,
mancano attestazioni esplicite dell'uso del concetto da parte del terzo scolarca, che
non debbano essere ricondotte al contesto della presentazione ciceroniana-antiochea
dell'etica degli antichi.
Studiando il concetto nel suo uso argomentativo Striker (1983), p. 282 ss., delimita
due contesti principali in cui compare il concetto di oi)kei/wsij: le argomentazioni a
supporto della concezione stoica del telos e il discorso sul fondamento della
giustizia. A proposito del primo dei due contesti (v. e.g. Fin. III, 16), la presente
indagine ha cercato di mettere in luce come l'uso del concetto di oi)kei/wsij intenda
offrire una risposta alternativa all'argomento epicureo per cui il piacere si manifesta
come l'oggetto delle prime appetizioni naturali (v. T. 42 = Fin. II, 34-35: Contesto).
Nel testo ciceroniano il concetto ha la funzione teorica di spingere il discorso sugli
inizi ad interrogarsi sulle condizioni di possibilità di ogni appetizione. Solo perché
l'animale è appropriato a se stesso esso ha un istinto di appetizione naturale verso
alcuni oggetti piuttosto che altri. Rispetto a questo principio d'ordine del
comportamento animale, il piacere si configura allora come epifenomeno
(e)pige/nnhma), come effetto secondario della dinamica di appropriatezza della
natura, mentre lo sviluppo morale dell'uomo avviene attraverso la progressiva
consapevolezza del contesto d'ordine a cui egli stesso appartiene. Nell'ambito invece
dell'esposizione (antiochea) dell'etica degli antichi, il lessico dell' oi)kei/wsij viene
impiegato, non per descrivere la struttura delle facoltà di appetizione, ma per dare
fondamento alla lista di oggetti in accordo con la natura, che il pieno sviluppo
dell'uomo come agente etico deve continuare a garantire. Il concetto di oi)kei/wsij
risulta fondare quello di 'cura e preservazione delle parti' che, affiancato da una
concezione antropologica bipartita, produce come risultato una formula del telos, in
cui alla virtù vengono affiancati anche gli altri beni rispetto ai quali si esercita
appetizione naturale. La differenza tra gli impieghi nei due contesti può essere
643 Su questa fase della scuola stoica in relazione al concetto di oikeiosis si veda Bees (2004) : l'autore si
confronta con il contenuto del concetto di oikeiwsis a partire dai suoi esiti in Posidonio. Il punto di partenza
del testo di Bees è infatti la lettera 121 di Seneca, nella quale la critica ha da sempre reperito elementi del
pensiero di Posidonio senza riuscire tuttavia a stabilire un metodo pienamente convincente per distinguere le
varie stratificazioni contenutistiche interne al testo senecano. Per la prospettiva adottata da questa ricerca
l'obiettivo del testo di Bees supera l'orizzonte temporale su cui si intende concentrare l'attenzione, ovvero
quello della tradizione più antica del concetto di oikeiosis, anche se non si esclude affatto che l'impiego
poseidoniano del concetto possa aver fornito un incentivo importante per la conciliazione antiochea delle
prospettive stoica e peripatetica.
644 v. T. 39 = Luc. 131-132 : quod ducatur a conciliatione naturae. v. Ioppolo (1980), 154-159, che sulla base
dell'analisi del dibattito tra Zenone e Aristone ritiene di poter affermare che il concetto non faceva parte
dell'arsenale concettuale di Zenone.
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