UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

suo proprio metodo academico, in Off. II, 8 : "Contra autem omnia disputatur a
nostris, quod hoc ipsum probabile elucere non posset, nisi ex utraque parte
causarum esset facta contentio"; cfr. Luc. 7-8: "Nos autem quoniam contra
omnes dicere quae videntur solemus, non possumus quin alii a nobis dissentiant
recusare: (...); neque nostrae disputationes quidqum aliud agunt nisi ut in
utramque partem dicendo eliciant et tamquam exprimant aliquid quod aut verum
sit aut ad id quam proxime accedat. Nec inter nos et eos qui se scire arbitrantur
quidquam interest nisi quod illi non dubitant quin ea vera sint quae defendunt,
nos probabilia multa habemus, quae sequi facile, adfirmare vix possumus".
Secondo la critica (v. Ruch (1969), p. 326-335; Dyck (1996), p. 370) il passaggio
di De officiis implica una 'confusione' del metodo di Arcesilao 'contra omnia
disputari', il quale sembra non avere alcun esito euristico, e il metodo di Aristotele
'ex utraque parte disputari' (Arist. Top. 163 a 36 – b 4; b 9 – 12 : "πρὸς ἅπασάν
τε θέσιν, καὶ ὅτι οὕτως καὶ ὅτι οὐχ οὕτως, τὸ ἐπιχείρημα σκεπτέον, καὶ
εὑρόντα τὴν λύσιν εὐθὺς ζητητέον· οὕτω γὰρ ἅμα συμβήσεται πρός τε τὸ
ἐρωτᾶν καὶ πρὸς τὸ ἀποκρίνεσθαι γεγυμνάσθαι, κἂν πρὸς μηδένα ἄλλον
ἔχωμεν, πρὸς αὑτούς. (…) πρός τε γνῶσιν καὶ τὴν κατὰ φιλοσοφίαν φρόνησιν
τὸ δύνασθαι συνορᾶν καὶ συνεωρακέναι τὰ ἀφ' ἑκατέρας συμβαίνοντα τῆς
ὑποθέσεως οὐ μικρὸν ὄργανον· λοιπὸν γὰρ τούτων ὀρθῶς ἑλέσθαι θάτερον"),
dal quale invece emergerebbero i punti di forza e di debolezza di ogni posizione.
L'ambiguità può derivare del resto dalla possibilità di interpretare l'espressione
pro£j qe/sin le/gein 336 sia nel senso dell' a)porei=n socratico, sia nel senso di un
e)le/nxein, per cui le tesi che non superano l'esame dialettico risultano confutate 337 .
Quella che appare come una 'confusione' ciceroniana potrebbe del resto essere una
consapevole presentazione di un ben determinato tipo di scetticismo
metodologico, ovvero un'intelligente elaborazione di un punto di potenziale
convergenza tra la tradizione aristotelica e peripatetica e la tradizione academica.
Il passo del Lucullus conferma infatti che Cicerone è consapevole del fatto che,
vista dall'esterno, la filosofia academica appare come una dissertatio contra
omnes, la quale non può aspettarsi l'adesione delle altre istanze filosofiche; ma
l'obiettivo filosofico dell'istanza academica, aggiunge Cicerone, non differisce da
quello delle altre istanze che perseguono il naturale desiderio per la verità. In
336 v. DL V, 3. Cfr. T. 2 = DL IV, 19 = « ἀλλὰ μὴν οὐδὲ καθίζων ἔλεγε πρὸς τὰς θέσεις, φασί, περιπατῶν δὲ
ἐπεχείρει (inoltre dicono che quando argomentava a favore o contro una tesi non stava seduto, ma
argomentava camminando)».
337 Cfr. Gigon (1959), p. 150.
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