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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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diverse istanze academiche 458 .<br />

L'esposizione del conflitto tra le diverse interpretazioni della filosofia academica viene infine<br />

inserito da Cicerone nella cornice di un dialogo fittizio tra l'erudito Varrone, Cicerone stesso e<br />

Pomponio Attico. I tre interlocutori sono accomunati da un simile se non identico cursus<br />

studiorum. Il testo insiste infatti sulla conoscenza diretta da parte degli interlocutori<br />

dell'ambiente filosofico di lingua greca e, in particolare, sulla conoscenza diretta<br />

dell'interpretazione antiochea della filosofia degli antichi, di cui Varrone viene invitato a<br />

fornire un'esposizione in lingua latina (v. Ac.libri I ,3: "tecum simul didici"; 5: "eadem ipse<br />

didicisti"; 14: "quid est enim quod malim quam ex Antiocho iam pridem audita recordari"; v.<br />

anche la lettera dedicatoria a Varrone, Ad fam. IX, 8, 1: "coniunctionem studiorum amorisque<br />

nostri"). I nuovi interlocutori vengono in questo modo presentati come icone altamente<br />

plausibili, per dare supporto alla grande operazione ciceroniana di trasposizione nella cultura<br />

romana dei dibattiti filosofici dei greci 459 . Al lettore romano viene offerta dunque una<br />

testimonianza del contenuto di una formazione filosofica condivisa, avvenuta<br />

prevalentemente nel contesto culturale ateniese o attraverso esponenti di questo contesto<br />

presenti a Roma 460 .<br />

Il ruolo di portavoce del punto di vista di Antioco d'Ascalona, ricoperto nella prima versione<br />

da Ortensio nel 'Catulus' e da Lucullo nell'omonimo secondo libro, viene infine interamente<br />

affidato a Varrone in accordo con la sua effettiva 'affiliazione filosofica', come si evince anche<br />

dalle dichiarazioni esplicite della lettera dedicatoria: (Ad fam. IX, 8, 1) "tibi dedi partes<br />

Antiochinas, quas a te probari intellexisse mihi videbar" 461 . Tuttavia può essere fuorviante<br />

458 Grazie alle informazioni contenute nell'epistolario tra Cicerone e il suo amico e cognato Pomponio Attico<br />

(Ad Att. XIII, 6; XIII, 12; XIII, 13; XIII, 16; XIII, 19) è possibile ricostruire le varie fasi di redazione e<br />

revisione del testo. In una prima versione Cicerone aveva scelto come interlocutori Catulo, Ortensio e<br />

Lucullo. In una versione intermedia del testo Cicerone avrebbe preferito impiegare i personaggi di Catone e<br />

Bruto, per poi seguire invece il consiglio di Attico ed includere Varrone nell'ultima versione in quattro libri. v.<br />

Griffin (1997a), pp. 21-23; sul contenuto dei discorsi pronunciati dai vari personaggi nelle varie fasi di<br />

redazione, al di là di ciò che ci è effettivamente pervenuto, sussiste un ampio margine di dibattito, v.<br />

Mansfeld (1997), pp. 45-74.<br />

459 La critica insiste sul fatto che il progetto filosofico di Cicerone era potenzialmente esposto alle critiche della<br />

classe dirigente romana, tradizionalmente diffidente nei confronti delle minuzie dei dibattiti filosofici greci,<br />

v. De orat. II, 156; Rep. I, 30; Tacitus, De vita Iulii Agricolae 4. Sarebbe addirittura potuto sembrare<br />

sconveniente, oltre che inverosimile, che la figura di due importanti uomini politici come Lucullo e Catulo<br />

venisse associata da Cicerone con questo tipo di occupazione. Sui rapidi cambiamenti nel clima intellettuale<br />

romano alla fine della Repubblica e sulla progressiva apertura di Roma all'educazione filosofica, v. Rawson<br />

(1985). Una lettera di Cicerone ad Attico confessa del resto che gli interlocutori scelti nella prima versione<br />

dell'opera sono di fatto « nullo modo philologi » (Ad. Att. XIII, 12, 3); e nel testo del Lucullus Cicerone<br />

stesso anticipa una possibile critica laddove scrive: « Sunt etiam qui negant in iis qui in nostris libris<br />

disputent fuisse earum rerum de quibus disputatur scientiam: qui mihi videntur non solum vivis sed etiam<br />

mortuis invidere » (Luc. 7); v. Gildenhard (2007), p. 11.<br />

460 Intorno all'88 a.C., in ragione del difficile clima politico creato dalle guerre mitriditiche in Atene, Filone di<br />

Larissa, capo della scuola academica si rifugiò a Roma (Brut. 306), dove teneva lezioni sia di filosofia sia di<br />

retorica (v. Brittain (2001), pp. 58-66); non ci sono prove che altre personalità filosofiche dello stesso calibro<br />

si stabilissero nello stesso periodo nell' urbs romana.<br />

461 Cfr. Ac. libri I, 7: « si vero Academiam veterem persequamur, quem nos, ut scis, probamus, quam erit illa<br />

acute explicanda nobis! »; Ad Att. XIII, 16, 1; Ad Att. XIII, 19, 3.<br />

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