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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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ac loci nomen habent et Peripatetici philosophi aut Academici nominantur ...» (109). In<br />

ogni caso per le ulteriori suddivisioni del genere della quaestio infinita (111-118) Cicerone<br />

si emancipa dalla tradizione fino a qui considerata, il cui approccio in materia è a suo<br />

giudizio quantomeno superficiale (« nunc enim inopia reticere intelleguntur » (110)).<br />

Nella lunga frase che designerebbe il soggetto dei verbi al plurale (« dicunt », « definiunt »<br />

« proponunt » etc.) viene esplicitata un'opposizione tra due modalità diverse di riferirsi ai<br />

filosofi: una modalità contemporanea (« nunc...ex particula parva urbis ac loci nomen<br />

habent ») e una modalità più antica (« olim autem propter eximiam rerum maximarum<br />

scientiam a Graecis politici philosophi appellati »), che riprende la scansione temporale<br />

della storia dell'assurda separazione; 'prima dell'assurda scissione' il termine filosofo<br />

designava l'uomo 'politico' che riuniva in sé capacità oratorie e conoscenze salde e il cui<br />

appellativo rimandava al valore del suo ruolo per tutta la 'polis' (v. Licurgo, Pittaco e<br />

Solone (56); oppure Temistocle, Pericle 166 e Teramene (59)), 'dopo l'assurda scissione'<br />

invece i filosofi diventati professionisti della conoscenza ricevono appellativi dalle piccole<br />

porzioni della città che sono i luoghi dove si riuniscono. Non c'è dubbio che Filone faccia<br />

parte dei filosofi di professione 'secondo la modalità contemporanea' e che, nonostante la<br />

sua competenza nell'ambito della cognitio et exercitatio causarum, il suo approccio alla<br />

quaestio infinita, come anche quello di tutti gli altri suoi consociati, venga considerato<br />

insufficiente dal discorso di Cicerone. In base a questo passo si deve dunque escludere che<br />

l'ispiratore del piano ciceroniano di riforma della retorica sia unicamente Filone di<br />

Larissa 167 .<br />

Lo schema di classificazione di ogni discussione che Cicerone propone in seguito (De or.<br />

III, 111-118) 168 rimedia alle insufficienze rintracciate nella precedente ripartizione e si<br />

presenta perfettamente sovrapponibile alla griglia dei loci applicati precedentemente<br />

considerata:<br />

1) ad cognoscendum<br />

2) ad agendum<br />

166 Cfr. Plato, Phaedr. 270 a.<br />

167 vs Arnim (1898), pp. 87-114; Brittain (2001), pp. 339-340); Reinhardt (2003), pp. 7-17, 346-347; cfr. Philippson<br />

(1939), col. 1108; Mansfeld (1990), pp. 3193-3205. Sembrerebbe opportuno distinguere tra l'idea della preminenza<br />

assoluta della 'sapienza eloquente', sintesi ideale di capacità oratorie e contenuto filosofico, che Cicerone avrebbe<br />

potuto reperire anche negli insegnamenti di Filone di Larissa (v. Lévy (1992a), pp. 98-103), e l'articolazione<br />

concreta del progetto ciceroniano di riforma della retorica attraverso il recupero della quaestio infinita e la teoria dei<br />

loci applicati, che invece implica un rapporto diretto con strumenti di stampo aristotelico. Filone potrebbe allora<br />

essere considerato l'ispiratore del progetto ciceroniano solo a patto di ammettere tra i suoi interessi un recupero di<br />

elementi metodologici attribuiti ad Aristotele.<br />

168 Cfr. Part. Or. 61-67.<br />

lxxi

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