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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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visuale che non si ferma ai conflitti interni derivati dalla dispute epistemologiche. La priorità<br />

di Cicerone è infatti quella di fornire una giustificazione coerente del suo ruolo politico e della<br />

sua cultura filosofica; a tal fine egli fornisce una storia della tradizione filosofica che illustra<br />

le ragioni e la pertinenza del connubio tra abilità retorica e cognizione filosofica che la sua<br />

stessa persona rappresenta. Alcuni dei principi che danno forma alla storia della tradizione<br />

filosofica di Cicerone vengono presi in prestito dalla storiografia antiochea, ma il loro esito<br />

risulta sensibilmente modificato. Dal punto di vista dell'eloquenza infatti la presunta<br />

innovatività della proposta scettica di Arcesilao non è una 'rottura' o una 'deviazione<br />

dissidente', ma non fa altro che (ri)mettere a disposizione un'ulteriore opzione per l'ars<br />

dicendi e confermare così la permanenza all'interno della tradizione di tracce della vis dicendi<br />

e dell'antico connubio. L'idea inoltre che la tradizione peripatetica non debba esser<br />

considerata come realmente distinta da quella academica, mentre all'interno di una disputa<br />

epistemologica può diventare estremamente problematica per l'interlocutore scettico, dal<br />

punto di vista della ricerca ciceroniana dell'eloquenza rappresenta invece un'enorme<br />

vantaggio. Il tratto originale della prospettiva adottata da Cicerone sta dunque nel trovare un<br />

punto di convergenza tra il patrimonio retorico aristotelico e peripatetico e l'istanza<br />

academica, il quale non corrisponde affatto al punto di identità filosofico-dogmatica che<br />

Antioco intendeva stabilire, ma ne è una sorta di gemello eterozigota: entrambi derivano da<br />

un'avvicinamento della scuola academica e della scuola peripatetica sotto la comune<br />

derivazione 'platonica', ma se il primo deriva da una prospettiva di tipo filosofico, che vuol<br />

definire la 'vera' identità academica, il secondo invece nasce dall'esigenza di conciliare le<br />

molte identità di Cicerone, ovvero di definire un'identità retorico-academica compatibile con<br />

la cultura, la società e la politica del mondo romano.<br />

T. 37 : CICERO, DE LEGIBUS I 13, 37-38 354 .<br />

Quocirca vereor committere ut non bene provisa et diligenter explorata principia ponantur,<br />

nec tamen spero fore ut omnibus probentur – nam id fieri non potest –, sed ut eis qui omnia<br />

recta atque honesta per se expetenda duxerunt, et aut nihil omnino in bonis numerandum<br />

nisi quod per se ipsum laudabile esset, aut certe nullum habendum magnum bonum, nisi<br />

quod vere laudari sua sponte posset: iis omnibus, sive in Academia vetere cum Speusippo,<br />

354 Conspectus codicum in G. De Plinval (ed.), Cicéron, Traité des Lois, Les Belles Lettres, Paris 1959, p. lxviilxxiii.<br />

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