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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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pienezza del linguaggio e per l’abbondanza dei nomi e dei verbi. In aggiunta apprendiamo che<br />

da giovane aveva cercato di definire lo stile del poeta Ione di Chio 295 . A proposito di<br />

Menedemo invece si fa riferimento ad un'intera scala di apprezzamento in ambito letterario,<br />

secondo la quale il primo posto è riservato ad Omero, il secondo ai poeti lirici, poi viene<br />

Sofocle e infine il poeta tragico Acaio ; nel genere del dramma satiresco, sempre Menedemo,<br />

accordava il primo posto a Eschilo e il secondo ad Acaio 296 .<br />

Da un punto di vista generale questo tipo di informazioni ci colpisce per il fatto di essere<br />

appannaggio dei filosofi academici : riferimenti simili mancano negli altri frammenti dei bioi<br />

di Antigono e, in generale, in Diogene Laerzio, riferimenti di questo tipo sono poco numerosi.<br />

Nel testo di Diogene i filosofi fanno spesso ricorso a citazioni dai poeti, sopratutto da Omero,<br />

reagendo a una situazione determinata, ma raramente vengono menzionati dei giudizi critici o<br />

delle classificazioni letterarie ; un caso paradigmatico è l’episodio secondo cui Senocrate,<br />

ambasciatore presso Antipatro per la liberazione dei prigionieri ateniesi, si rifiuta di sedersi a<br />

banchetto e recita i versi dell’Odissea : « O Circe, quale uomo, che sia assennato,|<br />

tollererebbe di gustare cibo e bevanda, prima | che siano liberati i suoi compagni e che<br />

possa vederli con i suoi occhi ? » 297 ; si potrebbero d’altra parte citare molti casi simili nelle<br />

Vite di Diogene Laerzio e non solo. Gli esempi più prossimi alla rubriche letterarie dei filosofi<br />

academici potrebbe essere quello di Menandro, discepolo di Diogene il cane, a proposito del<br />

quale si dice che era « grande ammiratore di Omero » 298 e quello di Pirrone di Elide, sul quale<br />

leggiamo : « Filone d’Atene, che era suo discepolo, diceva che era solito citare sopratutto<br />

Democrito, e poi anche Omero, che ammirava e di cui citava spesso il verso “Quale è delle<br />

foglie la stirpe, tale è anche quella degli uomini” ( Il. VI, 146) » 299 . Raramente dunque in<br />

Diogene Laerzio ci si sofferma sulle opinioni estetico-letterarie dei filosofi, anche se è<br />

doveroso ricordare che nelle liste dei titoli delle opere contenute in molti resoconti biografici<br />

si trova l’attestazione di un’attività molto intensa di riflessione sulla letteratura, i suoi<br />

argomenti, i suoi autori, per numerosi filosofi appartenenti a una molteplicità di indirizzi<br />

filosofici ; si noti in particolare il caso di Eraclide Pontico, al quale la storiografia attribuisce<br />

una posizione oscillante tra l’Academia e il Liceo, che sembra aver redatto numerose opere<br />

sui poeti: Sull’età di Omero ed Esiodo in due libri, Su Archiloco e Omero in due libri, Su<br />

quello che si legge in Euripide e Sofocle in tre libri, Soluzioni omeriche in due libri, Sui tre<br />

295Ibidem, tale è una delle interpretazioni possibili della frase in Diogene : «<br />

». Un’altra lettura possibile è che Arcesilao da giovane abbia fatto<br />

l’esegesi del dialogo platonico Ion, v. M. Gigante, Diogene Laerzio, Vite dei Filosofi, note al quarto libro n.<br />

73, vol. 2 pp. 502-503, offre una sintesi della storia della critica a questo proposito.<br />

296 D.L. II 133.<br />

297 Hom., Od. X, 383-385, en D.L. IV, 9.<br />

298 D.L. VI, 84.<br />

299 D.L. IX, 67.<br />

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