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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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vel virtus, quam postea doctrina inserit"; 3, 1: "quapropter eadem virtus, id est, ars<br />

agendae vitae, cum acceperit prima naturae, quae sine illa erant, sed tamen erant etiam<br />

quando eis doctrina adhuc deerat, (...)"; Tuttavia il testo ciceroniano tace sulle ragioni di<br />

questo passaggio evolutivo e omette anche di fornire una spiegazione della nozione di<br />

'associazione'/'combinazione' implicita nelle formule complesse o composite del fine<br />

ultimo. La composizione di due elementi eterogenei rappresenta la terza opzione anche di<br />

quella che è nota come Chrysippea divisio, ovvero l'argomentazione riduttivista di<br />

Crisippo, per cui tutte le teorie etiche possono essere presentate come il perseguimento o<br />

della moralità, o del piacere, o di una somma dei due (v. Fin. III, 30; Luc. 138-139 = T. 40,<br />

n. 2). Nell'argomentazione crisippea la terza opzione veniva facilmente scartata giocando<br />

sul concetto di 'contaminazione' della moralità, per cui ogni tentativo di articolare la virtù<br />

con le altre appetizioni naturali della vita umana viene considerato come una forma<br />

camuffata di edonismo che aspira all'apparenza della virtù. Carneade, ci informa Cicerone,<br />

si era applicato alla difesa di quella definizione composita del telos, associata in certi<br />

contesti al nome di Callifone, tanto da dare l'impressione di sostenerla come propria 82 . È<br />

evidente la portata polemica della posizione assunta speculativamente da Carneade nel<br />

tentativo di ribaltare l'argomentazione dell'avversario stoico. Questo non garantisce però<br />

che la Carneadia divisio nella sua forma originaria (posto che sia mai esistita una forma<br />

'originaria') prevedesse l'aggiunta di un'ulteriore premessa per la terza e ultima serie di<br />

opinioni sul sommo bene, che permettesse di inserire la virtù a fianco degli oggetti di<br />

appetizione naturale. Il nome di Carneade viene infatti associato nelle varie versioni delle<br />

divisiones ethicae anche alla posizione semplice "summum bonum esse frui rebus is quas<br />

primas natura conciliavisset" (T. 39 : Luc. 131-132; Fin. V, 20); per cui si deduce che ogni<br />

posizione patrocinata dal filosofo academico viene selezionata verosimilmente solo in<br />

base al suo potenziale dialettico in un determinato contesto polemico. L'aggiunta di<br />

un'ulteriore premessa in cui la virtù morale guadagni preminenza è invece assolutamente<br />

necessaria, non tanto per l'accessoria menzione degli altrimenti sconosciuti Callifone e<br />

Dinomaco o del peripatetico marginale Diodoro, quanto piuttosto per l'inserimento della<br />

posizione degli antichi, v. Fin. V, 21: "Iunctae autem et duplices expositiones summi boni<br />

tres omnino fuerunt, nec vero plures, si penitus rerum naturam videas, esse potuerunt.<br />

Nam aut voluptas adiungi potest ad honestatem, (...), aut prima natura, ut antiquis, quos<br />

eosdem Academicos et Peripateticos nominamus". L'influenza della storiografia antiochea<br />

82 v. Luc. 131: « voluptatem autem et honestatem finem esse Callipho censuit »; Luc. 139: « ut Calliphontem sequar,<br />

cuius quidem sententiam Carneades ita studiose defensitabat ut eam probare etiam videretur »;<br />

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