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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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testo delle Tusculanae; nonostante la vicinanza temporale dei due testi, è evidente che<br />

Cicerone, come si avvale della prospettiva di Antioco per una critica delle posizioni<br />

stoiche, allo stesso modo si avvale dell'arsenale stoico per criticare le posizioni di Antioco.<br />

Il riferimento alle tesi di Antioco, alle sue categorie storiografiche e concettuali, non si<br />

limita del resto alle esposizioni in cui viene esplicitamente menzionato; nel De oratore<br />

III, 67 = T. 36, Cicerone riprende l'idea di una convergenza dottrinale tra Academia e<br />

Peripato, ma in un modo tale che non risulta incompatibile con una valutazione positiva<br />

del contributo di Arcesilao. L'idea di Antioco si trova dunque rifunzionalizzata all'interno<br />

di un discorso il cui esito si discosta radicalmente dalle intenzioni antiochee; qualcosa di<br />

simile probabilmente accade anche nel testo del De legibus I, 37 = T. 37, dove l'idea della<br />

discrepanza solo verbale tra la posizione vetero-academica / peripatetica e la posizione di<br />

Zenone non viene interpretata alla luce di un principio di continuità tra le due tradizioni.<br />

Cicerone in questo contesto sembra invece pronto a sollevare la questione della legittimatà<br />

dell'usurpazione stoica di un territorio filosofico appartenente all'Academica (v. Leg. I,<br />

55).<br />

L'articolazione del rapporto di Cicerone con gli strumenti argomentativi impiegati da<br />

Antioco esce fuori in tutta la sua complessità attraverso uno studio approfondito dell'uso (e<br />

riuso) della Carneadia divisio. Cicerone ci tiene a far sapere al lettore che Antioco era<br />

solito impiegare un particolare strumento dialettico appreso verosimilmente nell'ambito<br />

della sua formazione academica, v. Fin. V, 16: "Quod quoniam in quo sit magna dissensio<br />

est, Carneadia nobis adhibenda divisio est, qua noster Antiochus libenter uti solet". La<br />

Carneadia divisio è uno schema d'organizzazione dialettica di una moltiplicità di posizioni<br />

etiche, la cui coerenza viene testata sulla base di una premessa ritenuta comunemente<br />

valida. L'ambito d'utilizzo di questo strumento è prevalentemente il dialogo più o meno<br />

polemico tra le diverse istanze filosofiche. I testi ciceroniani sono ancora una volta la<br />

nostra fonte principale sull'uso di questo strumento, per cui arrivare a distinguere con<br />

precisione le diverse modalità d'impiego dello strumento stesso richiede un intenso sforzo<br />

d'analisi e una buona dose di congetturalità. A partire dal testo del Lucullus è possibile<br />

affermare che, insistendo sul panorama di divergenza filosofica (dissensio) tra le varie<br />

istanze dogmatiche del periodo ellenistico, i filosofi academici potevano argomentare, che,<br />

posto che tutte le istanze dogmatiche sostengono l'unicità della verità e il suo rispettivo<br />

possesso, ne consegue che non possono tutte aver ragione e un grande numero è destinato<br />

a rivelarsi scorretto (v. Luc. 147: "qui de bonis contrariisque rebus tanto opere discrepant<br />

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