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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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Il nostro Antioco dal canto suo mi sembra seguire molto scrupolosamente la teoria degli<br />

antichi, che egli insegna esser stata la stessa per Aristotele e Polemone.<br />

Contesto<br />

Il passo in oggetto si situa ancora una volta all'interno del discorso di Pisone. Il testo ribadisce<br />

le credenziali del personaggio di Pisone a fare da portavoce della filosofia degli antichi,<br />

ricordando il suo rapporto personale con il filosofo peripatetico Stasea di Napoli 590 e la sua<br />

diretta frequentazione di Antioco in Atene: (Fin. V, 8) “Censemus autem facillime te id<br />

explanare posse, quod et Staseam Neapolitanum multos annos habueris apud te et complures<br />

iam menses Athenis haec ipsa te ex Antiocho videamus exquirere”. Cicerone raddoppia il<br />

potenziale di attendibilità di ciò che segue invocando l'amico Bruto come garante 591 , il quale<br />

sembrerebbe essersi dedicato personalmente alla trasposizione in latino della prospettiva<br />

filosofica antiochea 592 . Se ne deduce che è importante per Cicerone che il testo del V libro del<br />

De finibus venga accolto come un'esposizione quanto più credibile possibile degli<br />

insegnamenti fondamentali di Antioco.<br />

Il discorso di Pisone si propone di esporre la Peripateticorum disciplina (V, 9), secondo la sua<br />

triplice ripartizione: "una pars est naturae, disserendi altera, vivendi tertia" 593 . Il contenuto<br />

dell'ambito etico viene presentato innanzitutto nella sua applicazione pratica come "bene<br />

vivendi praecepta" (V, 11) e suddiviso in un ambito privato (ad private vitae rationem) e in un<br />

ambito pubblico più propriamente politico (ad rerum publicarum rectionem); nell'ambito<br />

politico vengono menzionati i contributi delle indagini (empiriche e di catalogazione) di<br />

Aristotele e Teofrasto (ab Aristotele mores, instituta, disciplina, a Theophrastus leges etiam<br />

cognovimus), mentre come ideale regolativo della vita del singolo individuo viene presentato<br />

590 In seguito (Fin. V, 75), il testo distingue la posizione difesa da Stasea di Napoli da quella di Antioco. Stasea<br />

sembrerebbe aver seguito la linea teofrastea del dibattito sul rapporto tra virtù, fortuna e beni esterni:<br />

"assentientem iis qui multum in fortuna secunda aut adversa, multum in bonis aut malis corporis ponerent".<br />

Pisone invece ribadisce la dipendenza del suo discorso dagli insegnamenti di Antioco: "sed haec ab<br />

Antiocho, familiari nostro, dicuntur multo melius et fortius, quam a Staseam dicebantur".<br />

591 L'intero testo del De finibus può essere considerato un dialogo tra Cicerone e l'amico Bruto, la cui cultura e<br />

il cui prestigio personale suscitavano in Cicerone grande rispetto, nonostante Bruto fosse di molti anni più<br />

giovane e il loro rapporto non sembri essere stato sempre pacifico. Bruto è l'interlocutore privilegiato delle<br />

opere redatte da Cicerone sulle questioni etiche, il cui contenuto dunque riflette le tendenze del dibattito che i<br />

due intellettuali potevano eventualmente intrattenere dal vivo.<br />

592 v. Ac.libri I, 12: "Brutus quidem noster, excellens omni genere laudis, sic philosophiam Latinis litteris<br />

persequitur nihil ut iisdem de rebus Graeca desideres, et eandem quidem sententiam sequitur quam tu, nam<br />

Aristum Athenis audivit aliquamdiu, cuius tu fratrem Antiochum".<br />

593 La tripartizione dell'indagine filosofica secondo alcune fonti sarebbe stata resa esplicita da Senocrate, v.<br />

Sext. Emp., Adv.math. I, 16 = Senocrate T. 1 Isnardi Parente, e implicherebbe importanti conseguenze per<br />

tutta la filosofia ellenistica, cfr. Hadot (1979), pp. 201-223.<br />

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