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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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Aristotele, il suo prestigio filosofico, come degno del più alto rango all'interno della<br />

scuola academica, senza con ciò voler dimenticare o declassare la figura di Platone.<br />

Platone e Aristotele hanno una posizione di assoluta preminenza nella cultura<br />

filosofica di Cicerone e dei suoi interlocutori. La critica solleva ragionevolmente<br />

numerosi dubbi sulla conoscenza diretta dei testi dei due filosofi da parte di Cicerone e<br />

del suo entourage. È probabile per esempio che Cicerone non conoscesse i cosidetti<br />

dialoghi 'dialettici' di Platone, come Teeteto e Sofista, per quanto invece dimostra un'<br />

accurata conoscenza di molti altri famosi testi platonici (Apologia, Fedro, Fedone,<br />

Gorgia, Protagora, Repubblica, Timeo e Lettere) 585 . Per quanto riguarda i testi di<br />

Aristotele si ammette generalmente che le conoscenze di Cicerone si basassero<br />

prevalentemente sulle opere essoteriche, redatte per il publico, piuttosto che sulle<br />

opere più tecniche, sulle quali invece si basa prevalentemente la nostra conoscenza<br />

della filosofia aristotelica 586 . Ci sono del resto buone motivazioni per non sottovalutare<br />

la cultura libraria di Cicerone e le sue particolari vie d'accesso ai testi della filosofia<br />

classica 587 . I due filosofi, sia Platone che Aristotele, hanno in ogni caso un peso di<br />

assoluto rilievo per il progetto filosofico sia di Antioco sia di Cicerone. Sulla<br />

possibilità di avvalersi congiuntamente dell'autorità del Peripato e dell'Accademia si<br />

gioca grossomodo tutta la plausibilità dell'operazione intellettuale di Antioco.<br />

Cicerone dal canto suo sembra aver dedicato i suoi studi tanto a Platone quanto ad<br />

Aristotele. Academia e Liceo insieme sono infatti per lui sinonimo di 'filosofia' tout<br />

585 Per una selezione della vastissima letteratura su questo argomento : v. De Graff (1940), 143-153, studia tutti<br />

i passaggi nelle opere ciceroniane riconducibili a specifici passi o concetti delle opere di Platone, al fine di<br />

testare il livello di accuratezza con la quale Cicerone si rapporta ai filosofi più antichi; il giudizio è<br />

complessivamente favorevole; Fuchs (1959), pp. 8-15, si interessa all'autorappresentazione di Cicerone come<br />

filosofo sullo sfondo della sua precedente carriera politico-retorica, per cui il particolare apprezzamento<br />

dell'istanza platonica e peripatetica si giustificherebbe alla luce della peculiare compatibilità di quest'ultime<br />

con le arti liberali, in particolare con l'arte del discorso; Boyancé (1954), pp. 195-221 : ripercorre la spinosa<br />

questione se la ricezione del pensiero di Platone da parte di Cicerone sia avvenuta attraverso un rapporto<br />

diretto con i testi o meno sullo sfondo della più ampia questione dell'uso del platonismo e dell'appellativo<br />

homo platonicus nel contesto della vita politica di Cicerone; Gersh (1986), pp. 53-154, elabora un'intelligente<br />

sintesi, in cui il rapporto di Cicerone con le opere di Platone viene studiato in relazione al contesto più ampio<br />

del Middle Platonism; Long (1995);<br />

586 v. Madvig (1876), excursus VII, pp. 837-848. Che Cicerone fosse consapevole della distinzione tra i due<br />

generi di opere si evince da Fin. V, 12; la menzione di un dibattito sulla paternità dell'Etica Nicomachea<br />

(ibidem) è testimonianza di un certo fermento intorno alle opere di Aristotele, potenzialmente alimentato<br />

dall'arrivo a Roma della 'biblioteca di Aristotele' insieme al bottino di guerra di Sulla, v. Barnes (1997), pp.<br />

66 ss. ; uno studio complessivo del rapporto di Cicerone con i testi aristotelici si trova in Gigon (1959), p.<br />

148-153; Pahnke (1963); Moraux (1973), pp. 45; nella raccolta di studi di Fortenbaugh, Steinmetz (1989)<br />

vengono offerti specifici contributi sulla conoscenza di Cicerone delle singole opere di Cicerone, v. Huby<br />

(1989), pp. 61-76, sui Topica, dove l'autrice conclude sui limiti di quei metodi che cercano nel testo di<br />

Cicerone il risultato di un semplice adattamento delle sue fonti. Per un giudizio riassuntivo sui vari tentativi<br />

fatti per dimostrare che Cicerone non aveva diretto accesso ai testi aristotelici, v. Long (1995), p. 42:<br />

« However, it is important to keep an open mind about this question. What a modern scholar would find<br />

unsatisfactory as a direct report or use of our Aristotle is not sufficient to prove Cicero's total ignorance of<br />

that material ».<br />

587 v. Introduzione, pp. xxix-xxxiii.<br />

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