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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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di un maestro come forma privilegiata, se non unica, di trasmissione del sapere filosofico,<br />

l’idea che il rapporto tra maestro e discepolo si esplichi nei termini di una seduzione 115 e infine<br />

l’intervento di un caso provvidenziale 116 che induce la persona a volgersi alla filosofia 117 . Egli<br />

ritiene inoltre che il fatto che questi elementi si ritrovino variamente intrecciati nelle biografie<br />

di soli tre gruppi di filosofi, ovvero gli academici Polemone, Cratete e Crantore, i cinici<br />

Cratete e Diogene e lo stoico Zenone, con non trascurabili rimandi reciproci, stia a significare<br />

una volontà esplicita di Diogene Laerzio, tendente a stabilire una linea di filiazione che, dai<br />

filosofi academici e dai filosofi cinici, converge infine su Zenone 118 . Il fascino esercitato da<br />

una tale ipotesi merita che la materia venga ulteriormente approfondita.<br />

In via preliminare si nota che all’interno del testo di Diogene Laerzio sono rari i casi in cui<br />

venga messo in risalto un cambiamento repentino nell’attitudine del personaggio che si<br />

accosta alla filosofia. Molto più frequente è la menzione di una serie di maestri di cui si<br />

ascoltano gli insegnamenti, anche in altre discipline, che in linea generale fornisce<br />

l’impressione di un cammino formativo progressivo non composto da esperienze straordinarie<br />

fondamentali. Questo dipende certamente in larga misura dal tipo di fonte impiegata da<br />

Diogene Laerzio, tuttavia ci si può domandare a quali ambienti o a quali sensibilità storico-<br />

letterarie appartenga il gusto per la narrazione di episodi di adesione repentina e straordinaria<br />

alla filosofia. Tale gusto non è uniformemente diffuso nella letteratura biografica. Ci basti<br />

pensare che nemmeno il personaggio di Socrate, che senza dubbio ha esercitato grande<br />

influenza sulla costruzione dei tratti attitudinali dei filosofi posteriori, viene detto aver vissuto<br />

un episodio di ‘conversione’ alla filosofia. Platone nell’Apologia 119 menziona piuttosto una<br />

sorta di investitura oracolare, nel momento in cui la Pizia risponde all’amico di Socrate,<br />

Cherofonte, che non c’è nessuno più sapiente di Socrate. Di nessuno dei sette sapienti o dei<br />

filosofi cosidetti presocratici si racconta un episodio di ‘conversione’ e le prime avvisaglie di<br />

un cambiamento repentino nell’attitudine di chi si accosta alla filosofia si riscontrano forse nel<br />

personaggio di Antistene in Diogene Laerzio, il quale inizialmente segue le lezioni dei Sofisti<br />

e tiene i suoi propri discorsi ma quando incontra Socrate, ne diventa allievo diligentissimo:<br />

«Successivamente incontrava Socrate e da lui trasse tanto giovamento che esortava i suoi<br />

allievi a diventare condiscepoli con lui presso Socrate» 120 . Anche Senofonte raccontava di<br />

esser diventato discepolo di Socrate dopo un incontro fortuito in una strada stretta 121 , ma è<br />

115 D.L. IV 21; IV 24; VI 96.<br />

116 D.L. VI 20; VII 3-4.<br />

117 Dumont (1987), p. 82-83.<br />

118 Ivi, p. 84-85.<br />

119 Plato, Ap. 20e – 21 a.<br />

120 D.L. VI, 2:<br />

«<br />

».<br />

121 D.L. II, 48.<br />

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