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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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8). Dando dunque credito all'origine del metodo della disputatio in utramque<br />

partem come derivante dalle pratiche di insegnamento di Aristotele, anche<br />

Cicerone forse ricerca un suo retaggio per così dire nobile, ovvero diverso da<br />

quello dei sofisti, i cui benefici siano del resto riscontrabili in un ambito più ampio<br />

di quello meramente filosofico. Riabilitando l'origine della tecnica della<br />

disputatio in utramque partem, Cicerone apre dunque a nuove possibilità<br />

d'impiego del discorso doppio eventualmente anche in ambito giuridico.<br />

Si noti inoltre che il passo in oggetto chiarisce che l'innovazione metodologica è<br />

estranea alla fase storica dell'Academia antica, delegittimando così indirettamente<br />

la lettura 'scettica' della storia dell'Academia, la quale sostiene invece che Platone<br />

abbia fatto ricorso al medesimo metodo, v. Ac.libri I, 46: “Plato, cuius in libris<br />

nihil adfirmatur et in utramque partem multa disseruntur”. Il tracciare una netta<br />

distinzione tra l'approccio filosofico degli academici antichi e i metodi e gli esiti<br />

dell'Academia 'scettica' fa parte ancora una volta dell'agenda di Antioco<br />

d'Ascalona. Allo stesso modo Antioco avrebbe potuto tentar di delegittimare l'uso<br />

scettico del metodo della disputatio in utramque partem, sostenendone la paternità<br />

aristotelica. Tuttavia si nota che nell'ambito generale della personale impostazione<br />

filosofica di Cicerone il riconoscere la natura 'aristotelica' del metodo da lui<br />

impiegato in quanto academico non sembra rappresentare un problema. Al<br />

contrario essa non solo emancipa il metodo dalla cattiva reputazione sofistica, ma<br />

fornisce un punto di raccordo importante tra la formazione filosofica e la<br />

formazione retorica di Cicerone.<br />

– sive, ut Zenoni visum est, rebus commutatis immutaverunt vocabula:<br />

l'idea che la posizione stoica non sia sostanzialmente differente da quella<br />

peripatetica se non dal punto di vista terminologico è già uno degli esiti della<br />

dialettica critica di Carneade. Il filosofo academico argomentava infatti che per<br />

esigenze di coerenza la posizione stoica finiva per coincidere con quella del suo<br />

storico avversario 368 . Questo tipo di conclusione viene riletta invece in chiave<br />

positiva da Antioco d'Ascalona, come indice di una continuità tra la tradizione<br />

platonica, di cui academici e peripatetici sono ugualmente eredi, e lo stoicismo (v.<br />

T. 41 = Ac.libri I, 34-35; T. 49 = Fin. V, 7). Non è chiaro nel seguente passo quale<br />

sfumatura, critica o continuista, sia maggiormente presente.<br />

368 Fin. III, 41 ; Tusc. V, 120.<br />

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