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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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sopratutto Omero ed Euripide e ancora che Crantore diceva che « è difficile scrivere in tono<br />

tragico e allo stesso tempo suscitare la compassione per mezzo del linguaggio di tutti i giorni<br />

() » 288 . Già il<br />

personaggio di Euripide in Aristofane diceva : « Ho introdotto in scena le cose comuni<br />

(), quelle con cui abbiamo sempre a che fare e su cui potevo essere<br />

controllato, perché ne sapevano quanto me e dunque potevano controllare la mia poesia. Non<br />

usavo un linguaggio pomposo per farli uscire di cervello, e non li stordivo con Cicni,<br />

Memnoni, cavalli, sonagli, pennacchi » 289 . Le scelte stilistiche di Euripide sono associate da<br />

Aristofane a un’attitudine politica di tipo ‘democratico’ 290 e ad un uso della parola di tipo<br />

‘dialettico’ 291 , entrambi gli elementi considerati in senso negativo. È dunque possibile che il<br />

filosofo academico Crantore, quando a distanza di tempo fa riferimento al ‘linguaggio<br />

comune’ di Euripide, intenda riattivare positivamente il valore culturale dei due elementi ad<br />

esso connessi. Non ci è giunta d’altra parte nessuna notizia sul fatto che Crantore avesse<br />

composto un opera di critica letteraria e se ci si domanda allora da dove Antigono abbia tratto<br />

questo tipo di informazioni, ci si limita ad avanzare una debole ipotesi : prendendo come<br />

punto di partenza la citazione che in Diogene Laerzio segue il commento sui gusti letterari di<br />

Crantore, tratta dal Bellerofonte di Euripide (« Ahime ! Ma perché ahime ? abbiamo sofferto<br />

le sofferenze dei mortali. ») 292 , si nota che questa si presta perfettamente, non soltanto a<br />

testimoniare l’uso in poesia di esclamazioni comuni, ma anche ad illustrare una certa<br />

concezione della sofferenza umana che è anche alla base del Sul lutto di Crantore, di cui<br />

conserviamo qualche frammento 293 . Prendendo in considerazione degli sviluppi posteriori del<br />

genere delle Consolationes, salta agli occhi il ricorso massiccio a citazioni tratte dai poeti ;<br />

sembra dunque ragionevole congetturare che a partire da un opera di questo genere fosse<br />

possibile trarre qualche conclusione sulle preferenze di un autore in ambito letterario.<br />

Proseguendo oltre, leggiamo a proposito di Arcesilao che quest’ultimo apprezzava Omero più<br />

di ogni altro poeta e che aveva l’abitudine di leggerne qualche verso, non soltanto prima di<br />

dormire, ma anche al sorgere del sole, dicendo ogni volta che si apprestava a leggere che<br />

« andava dal suo amante » 294 ; il testo riporta anche che Arcesilao lodava Pindaro per la<br />

288 D.L. IV, 26 = Antigone fr. 12* Dorandi. Segue una citazione dal Bellerofonte di Euripide.<br />

289 Aristoph., Rane, vv. 959-963, tr. it. di G. Paduano.<br />

290 Ivi, vv. 952-953.<br />

291 Ivi, vv. 954-958.<br />

292 D.L. IV, 26; fr. 300 Nauck = 300 Kamicht.<br />

293 I frammenti del di Crantore provengono dall’opera P di<br />

Plutarco e dalle Tusculanae Disputationes di Cicerone. Sono stati riuniti da Mette (1984). Rimane<br />

controverso il taglio da dare ai frammenti. Ci si limita qui a notare che le parole esplicitamente attribuibili a<br />

Crantore espongono una concezione molto marcata della connessione (inevitabile) tra la vita mortale degli<br />

uomini e la sofferenza, v. Plut.,P , 6, p. 212, 21.<br />

294 D.L. IV, 31 = Antigone fr. 21* Dorandi<br />

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