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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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platonismo e dell'attribuzione perentoria a Platone della formula del telos, ispirata al famoso<br />

passo del Teeteto 176 a : "ὁμοίωσις θεῷ κατὰ τὸ δυνατόν". In assenza di una formula del<br />

telos espressamente attribuita a Platone da parte di Antioco si potrebbe veder confermata la<br />

tesi di Dörrie per la quale ogni rapporto di Antioco con Platone è filtrato dall'interpretazione<br />

dei successori, tuttavia esiste un impiego del nome di Platone, che gli restituisce una certa<br />

indipendenza rispetto ai precisi confini della posizione etica degli antichi. Si veda ad esempio<br />

Fin. IV, 21; Fin. IV, 56; Fin. IV, 64, in cui il nome di Platone viene strumentalmente chiamato<br />

in causa per criticare i concetti stoici di vizio e virtù, i quali non ammettono gradi intermedi e<br />

considerano sullo stesso piano ogni difetto rispetto alla virtù 566 . Se qualunque uomo,<br />

argomenta Cicerone, che non sia saggio è ugualmente misero e infelice, allora anche Platone,<br />

posto che non possa essere annoverato tra i saggi, non differirebbe dal più efferato dei tiranni.<br />

Questo tipo di uso puramente strumentale, indipendente dalle posizioni dottrinali<br />

effettivamente attribuibili a Platone e che anzi evita accuratamente di trattarlo come autore di<br />

una posizione filosofica determinata, finisce per fornire un qualche tipo di informazione sul<br />

rapporto apparentemente intrattenuto da Antioco – o da Cicerone in questo contesto – con la<br />

figura di Platone. Il fondatore dell'Academia viene scelto solo apparentemente per caso per<br />

figurare come quella persona che, se non puoi considerare saggio, dovresti considerare, dal<br />

paradossale punto di vista degli stoici, al pari del più miserabile degli uomini (Fin. IV, 64: "et,<br />

quoniam catuli qui iam dispecturi sunt caeci aeque et ii qui modo nati, Platonem quoque<br />

necesse est, quoniam nondum videbat sapientiam, aeque caecum animo ac Phalarim fuisse");<br />

Il figurare di Platone nell'esempio è certamente una chiara provocazione e la provocazione<br />

funziona quanto più polivalente è il giudizio formulato su Platone. Perché la provocazione<br />

funzioni infatti bisogna assumere 1) che Platone non fosse unanimamente annoverato tra i<br />

saggi, dal punto di vista della dottrina stoica 567 ; ma che 2) il suo prestigio fosse<br />

sufficientemente consolidato presso gli stoici in modo da rendergli insopportabile l'idea di<br />

abbandonarlo insieme ai miseri e agli scellerati 568 ; in conclusione, perché la provocazione<br />

funzioni, la questione dell'interpretazione del pensiero di Platone deve essere una questione<br />

566 Cfr. DL. VII, 120, 127.<br />

567 La figura del saggio stoico è in molti contesti più vicina ad un ideale regolatore, piuttosto che ad una<br />

qualsiasi figura storica. Generalmente la figura del saggio stoico incarna le tesi dell'etica stoica in tutta la loro<br />

radicale paradossalità. v. DL VII 117-128.<br />

568 Si può affermare con una certa sicurezza che lo stoicismo abbia intrattenuto un rapporto quantomeno<br />

fecondo con i testi di Platone, in particolare con il Timeo, v. Reydams-Schills (1999), e alcuni dei dialoghi<br />

socratici (Protagora, Lachete, Gorgia, Eutidemo, Menone), v. Alesse (2007), p. 23 ss. Platone sembra poi<br />

ricoprire una posizione di assoluto rilievo in particolare nelle elaborazioni dottrinali di Panezio e Posidonio.<br />

Filodemo parla di un' 'ammirazione' per Platone e Aristotele da parte di Panezio, v. Philod., Stoic.Hist.<br />

(PHerc. 1018) col. LXI = fr. 1 Van Straaten; T. 1 Alesse : « h)=n ga£r i)sxurw=j filopla/twn kai£<br />

filoaristote/lhj [dh£] kai£ parene/dwke tw=n Zhnwn[ei/w]n[ti dia£ th£]n )Akadh/meian [kai£ to£n Peri/]paton »,<br />

v. commento in Alesse (1997), p. 152 ; sull'idea di un 'ritorno' di Posidonio a Platone, v. Reydams-Schils<br />

(1997).<br />

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