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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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linee ed è dunque possibile constatare soltanto che in conclusione veniva menzionato Cratete<br />

e l’impegno con il quale Polemone riuscì a sottrarrlo a una delle altre ‘guide’ dell’Academia :<br />

« volendo trarre via il giovane (Cratete), (Polemone) né cedette né si intimorì, ma lottò a<br />

lungo contro di lui e gli si rivoltò finché ottenne quel che voleva e trascinò Cratete dalla sua<br />

parte » 81 .<br />

Il testo di Diogene Laerzio è fondamentalmente concorde con quello di Filodemo nella<br />

descrizione dell’attitudine di Polemone una volta venuto in contatto con la filosofia, ma<br />

ancora una volta presenta qualche dettaglio in più (v. Tabella 2): questo menziona infatti che<br />

Polemone fu poi capace di mantenere sempre la sua voce immutata e aggiunge che proprio<br />

questa caratteristica attrasse Crantore 82 ; ad illustrare l’impassibilità del filosofo impiega<br />

l’episodio del cane che gli morse il poplite e il fatto che negli spettacoli teatrali non mostrava<br />

alcuna forma di emozione, ma tra l’una e l’altra indicazione aggiunge « e quando ci fu un<br />

sommovimento in città, dopo essersi informato di ciò che accadeva rimase indifferente<br />

( ) »; inoltre il perfetto controllo sulle sue emozioni di fronte a<br />

manifestazioni artistiche è illustrato anche dall’aneddoto secondo il quale un giorno l’attore<br />

Nicostrato diede lettura di suoi versi (oppure di versi di Omero) a Polemone e Cratete e,<br />

mentre quest’ultimo si emozionò visibilmente, Polemone rimase come se non avesse sentito.<br />

Anche il riferimento alle “questioni pratiche”, in quanto preferibili alla “disquisizioni<br />

dialettiche”, in Diogene viene presentato corredato di un interessante paragone con chi<br />

« avrebbe ingurgitato un manuale di musica senza averla mai praticata » ed esplicitato con la<br />

frase : « tali uomini desterebbero ammirazione per la loro abilità dialettica, ma sarebbero in<br />

contraddizione con loro stessi per il loro comportamento » 83 .<br />

81 Ivi, col. XV, 40-46. Questo passo sembrerebbe alludere all'antagonismo tra i diversi tipi di educazione,<br />

filosofica e non, disponibili contemporaneamente sul suolo dell'Academia. La natura pubblica delle lezioni<br />

permetteva ai vari maestri di riconoscere i giovani più intellettualmente dotati ed eventualmente contendersi<br />

il ruolo di guida alla loro educazione.<br />

82 D.L. IV, 17: «».<br />

83 D.L. IV, 18.<br />

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