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Capitolo 1 “Prematematica” e Matematica antica

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Figura 3.21: (a + b) 2 = (a − b) 2 + 4ab<br />

La dimostrazione classica del teorema di Pitagora completa il primo libro<br />

degli Elementi di Euclide, e ne costituisce il filo conduttore. Dato che richiede<br />

il postulato delle parallele, esso non vale nelle geometrie non-euclidee e nella<br />

geometria neutrale. Nel testo di Euclide la dimostrazione del teorema è immediatamente<br />

preceduta dalla dimostrazione della costruibilità dei quadrati.<br />

L’esistenza stessa dei quadrati dipende infatti dal postulato delle parallele e<br />

viene meno nelle geometrie non euclidee. Questo aspetto del problema è in genere<br />

trascurato nella didattica contemporanea, che tende spesso ad assumere<br />

come ovvia l’esistenza dei quadrati. Essendo il teorema uno dei più noti della<br />

storia della matematica, ne esistono moltissime dimostrazioni, in totale alcune<br />

centinaia, opera di matematici, astronomi, agenti di cambio, per esempio<br />

un presidente americano James A. Garfield e Leonardo da Vinci. Per questo<br />

teorema sono state classificate dallo scienziato americano Elisha Scott Loomis<br />

371 differenti dimostrazioni, che sono state pubblicate nel 1927 nel suo libro:<br />

The Pythagorean Proposition.<br />

Una leggenda racconta che Pitagora abbia formulato il suo teorema mentre<br />

stava aspettando un’udienza da Policrate. Seduto in un grande salone<br />

del palazzo di Samo, Pitagora si mise ad osservare le piastrelle quadrate del<br />

pavimento, si pensa che ne abbia vista una rotta perfettamente su di una diagonale,<br />

così da formare due triangoli rettangoli uguali, ma oltre ad essere 2<br />

triangoli rettangoli erano anche isosceli, avendo i due lati uguali. Pitagora<br />

immaginò un quadrato costruito sulla diagonale di rottura della piastrella, un<br />

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