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Capitolo 1 “Prematematica” e Matematica antica

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identici (assioma di estensione) ma per le specie l’identità consiste nella maniera<br />

in cui sono definite. Brouwer diede quindi un’analisi matematica del<br />

continuo usando specie e sequenze di scelta di intervalli razionali; la novità<br />

era che le sequenze non erano un metodo per approssimare un numero reale,<br />

ma il numero reale stesso! Nasceva però un problema: come “operare” con<br />

le sequenze di scelta, che sono oggetti infiniti? Brouwer trovò la risposta nell’affermare<br />

che non abbiamo mai bisogno di considerare l’intera sequenza di<br />

scelta. Nello specifico, il principio di continuità debole per i numeri dice che<br />

una funzione totale da sequenze di scelta a numeri naturali non ha mai bisogno<br />

di più input di un segmento iniziale per produrre lo stesso output, quindi<br />

tutte le sequenze che condividono lo stesso segmento iniziale daranno luogo<br />

allo stesso valore. Questo principio fu liberamente utilizzato da Brouwer, che<br />

però non lo giustificò mai.<br />

La logica<br />

Già nella tesi Brouwer aveva fatto notare che, dato che la matematica si<br />

sviluppa a partire dalla duo-unità, essa è assolutamente indipendente dalla<br />

logica, visto che non procede seguendo i suoi schemi. Era invece la logica a<br />

dipendere dalla matematica. Essa, secondo lo studioso aveva natura linguistica:<br />

egli riteneva che le leggi logiche fossero schemi di espressioni linguistiche,<br />

che coglievano le strutture ricorrenti nell’espressione del ragionamento (della<br />

matematica) e le estrapolavano. Una legge logica nasceva nello stesso modo<br />

in cui nasce una legge nella scienza: evidenziando sequenze ricorrenti (regolarità<br />

linguistiche dell’espressione logica) ed etichettandole come rapporto<br />

causa-effetto. Tali regolarità venivano quindi attribuite all’attività matematica<br />

stessa.<br />

Quello che Brouwer criticava era lo spostamento di attenzione dalle costruzioni<br />

della matematica alle regolarità del linguaggio attraverso cui si parlava<br />

di matematica: per quanto si possa privare di contraddizioni, esso rimane un<br />

linguaggio, che quindi è inaffidabile. Proprio le antinomie erano un segnale di<br />

quanto fosse sbagliato fondare la matematica sulla logica: mentre il ragionamento<br />

matematico non può presentare contraddizioni, esse evidenziano quanto<br />

un linguaggio possa essere contraddittorio parlando di matematica.<br />

Il linguaggio simbolico solitamente usato in logica aveva altri limiti, primo<br />

tra tutti la freddezza, che lo rendeva inadeguato: per Brouwer il linguaggio<br />

ha lo scopo di convincere l’interlocutore, dunque deve sempre avere una<br />

certa componente persuasiva. Un’altra probabile motivazione della diffiden-<br />

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