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Capitolo 1 “Prematematica” e Matematica antica

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pratica negli scritti di metamatematica di Hilbert e dei suoi collaboratori, queste<br />

operazioni di base si generalizzavano a operazioni più complicate definite<br />

per ricorsione. Analogamente, le affermazioni plausibili che si possono dare<br />

sui numerali non sono solamente quelle di uguaglianza o disuguaglianza, ma<br />

anche alcune semplici proprietà decidibili, come ad esempio p è primo. Questo<br />

è finitisticamente accettabile poiché la funzione caratteristica di questa proprietà<br />

è essa stessa finitistica: l’operazione che trasforma un numerale in —<br />

se esso è primo e in —— altrimenti è una funzione ricorsiva primitiva, dunque<br />

finitistica. Le proposizioni più problematiche sarebbero quelle che esprimono<br />

fatti generali sui numerali, come 1 + n = n + 1.<br />

È problematica perché non<br />

può essere negata dal punto di vista finitista e, come dice Hilbert, “non si<br />

può, dopo tutto, fare la prova con tutti i numeri”. Insomma, Hilbert attribuiva<br />

un ruolo privilegiato nella matematica alla teoria dei numeri elementare,<br />

che dipende esclusivamente da una base puramente intuitiva di segni concreti.<br />

Talvolta si presenta il punto di vista di Hilbert in modo errato, suggerendo<br />

l’idea che Hilbert ritenesse che i numeri fossero i segni material sulla carta<br />

(o su un altro supporto).<br />

È importante sottolineare come questa concezione<br />

sia errata nel senso che le affermazioni della teoria dei numeri elementare non<br />

possono dipendere da fatti fisici esterni o possibilità fisiche. 2<br />

16.4 Hilbert e l’intuizionismo<br />

Dato che i numerali della matematica finitistica sono semplicemente i segni<br />

e l’esistenza di un dominio in cui esistano a priori non è garantita, la concezione<br />

della quantificazione intesa da Hilbert è molto vicina a quella intuizionista.<br />

Per cui, ad esempio, una dimostrazione di una proposizione di esistenza del<br />

tipo “esiste n tale che P(n)” per essere valida dev’essere “costruttiva” nel senso<br />

seguente: deve esibire un n tale che P(n) sia vera oppure indicare un metodo<br />

con cui si possa in linea di principio trovare un tale n. Perciò, ad esempio,<br />

l’inferenza da una proposizione come “non per tutti gli n, P(n)” a “esiste un<br />

n tale che non P(n)” non è ammissibile. Poiché questa inferenza segue dal<br />

principio del terzo escluso, per Hilbert tale principio non è utilizzabile nella<br />

matematica finitaria. Hilbert e i suoi collaboratori erano consapevoli del fatto<br />

che le assunzioni necessarie alla costruzione, per esempio, dell’analisi non hanno<br />

una giustificazione finitistica quindi non possono essere dimostrate vere.<br />

2 Ad ogni modo, le questioni filosofiche sull’aritmetica finitista e sul modo in cui la<br />

intendeva Hilbert sono piuttosto spinose e trascendono gli scopi di questa relazione.<br />

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