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Capitolo 1 “Prematematica” e Matematica antica

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effettive, non possono essere di fatto occupate, non esistendo un istante<br />

in cui tale occupazione possa avere luogo. Una coppia ordinata del<br />

tipo posizione-istante, o spazio-tempo, è quello che si dice un evento, e<br />

potremo allora pure sintetizzare la nostra opinione asserendo che: non<br />

ogni posizione spaziale del tragitto di Achille corrisponde a un evento.”<br />

• Interpretazione di Federigo Enriques<br />

All’opposto, invece, Federigo Enriques ritiene che i paradossi abbiano<br />

una natura solo geometrico-spaziale, senza coinvolgere il tempo: “Il valore<br />

dei primi due argomenti ci appare indipendente da ogni considerazione<br />

di tempo” e li collega alla critica contro la pluralità dei pitagorici,<br />

ossia interpreta i ragionamenti di Zenone non come paradossi contro il<br />

moto, ma come una critica contro la tesi monadica dei pitagorici. Scrive<br />

infatti che se la linea fosse composta di punti aventi una lunghezza elementare<br />

seppur minima, Achille, per raggiungere la tartaruga, dovrebbe<br />

percorrere infiniti intervalli, ciascuno dei quali è almeno uguale al minimo<br />

di lunghezza, e pertanto lo spazio percorso risulterebbe maggiore<br />

di qualunque lunghezza assegnata. Quindi, secondo l’interpretazione di<br />

Enriques, Zenone non voleva negare il moto, ma mostrare la sua inconciliabilità<br />

con l’ipotesi monadica dello spazio. Ma allora dove è la difesa<br />

dell’immobilità dell’essere? Enriques sostiene che la negazione del moto<br />

sostenuta da Parmenide (e dunque da Zenone) debba essere intesa nel<br />

modo seguente: il moto non significa nulla in sè, è solo una variazione<br />

relativa della posizione delle cose; la negazione del moto si riduceva, cioè,<br />

alla relatività del moto ed è ciò che il paradosso dello stadio mostra chiaramente.<br />

Più in dettaglio, l’interpretazione di Enriques contestualizza<br />

l’intera opera della scuola eleatica nella critica alla visione monadica.<br />

Zenone, con ragionamento per assurdo, mostra che, se si ammette che<br />

le grandezze geometriche siano costituite di elementi indivisibili ed estesi,<br />

allora esse devono essere “piccole fino a non avere grandezza alcuna,<br />

grandi fino ad essere infinite”. Inoltre mostra che l’ipotesi della pluralità<br />

conduce ad un’altra contraddizione e cioè che una stessa cosa dovrebbe<br />

essere allo stesso tempo finita e infinita. Zenone ha dunque demolito la<br />

concezione pitagorica e la teoria che deve sostituirla è quella del suo maestro<br />

Parmenide. A questo proposito citiamo lo storico della matematica<br />

Enrico Rufini nel suo libro Il metodo di Archimede. “Nell’opera di Parmenide<br />

si afferma per la prima volta il concetto razionale del punto, della<br />

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