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Capitolo 1 “Prematematica” e Matematica antica

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co, per altri parente di Archimede), voleva scoprire un inganno perpetuato ai<br />

suoi danni da un artigiano. Gerone aveva affidato dell’oro all’artigiano affinché<br />

creasse una corona. Temendo che l’artigiano si fosse tenuto per se parte dell’oro,<br />

Gerone affidò ad Archimede il compito di smascherare l’inganno. Durante<br />

un bagno Archimede ebbe la geniale intuizione sulla correlazione che esiste tra<br />

il peso di un corpo e la quantità di fluido da esso spostato una volta immersovi.<br />

Pare che Archimede fosse talmente eccitato dalla scoperta che, uscito dalla<br />

tinozza, si mise a correre nudo per la casa proferendo il famoso “Eureka!”<br />

(“Ho trovato!”). Probabilmente quello che Archimede ipotizzò, era che se la<br />

corona fosse stata tutta d’oro, pesandola in un liquido con una quantità d’oro<br />

pari al peso della corona, la bilancia sarebbe dovuta rimanere stabile, mentre<br />

in caso contrario ci sarebbe stato squilibrio tra i due bracci. Ecco, quindi,<br />

apparire per la prima volta il concetto di peso specifico. Nel secondo libro,<br />

invece, si approfondisce lo studio vero e proprio dei fluidi. Vengono introdotte<br />

scoperte più complesse, quali le posizioni di equilibrio di sezioni di parabola<br />

immerse, appunto, in un fluido. Da numerosi studi di questo tipo, Archimede<br />

dedusse che tale equilibrio è condizionato non solo dal tipo di liquido, ma anche<br />

dal peso specifico (argomento introdotto già nel primo libro) del paraboloide<br />

solido immerso. A conferma di ciò, leggiamo le parole di Archimede stesso:<br />

“Dato un segmento retto di un paraboloide di rivoluzione il cui<br />

asse a sia maggiore di 3/4p, e il cui peso specifico sia inferiore a quello<br />

di un fluido, ma abbia rispetto ad esso un rapporto non inferiore<br />

a (a − 3/4p) 2 /a 2 , se il segmento del paraboloide viene immerso nel<br />

fluido con l’asse inclinato secondo qualsiasi inclinazione rispetto alla<br />

verticale, ma in modo che la base non tocchi la superficie del fluido,<br />

non resterà in quella posizione, ma ritornerà nella posizione in cui<br />

l’asse è verticale.”<br />

Questi studi avevano, in ogni caso, un risvolto pratico, essendo infatti alla<br />

base della progettazione dello scafo delle navi. D’altro canto, Archimede fu<br />

anche un grande ingegnere.<br />

6.3.2 Sulle spirali<br />

Fu un’opera molto ammirata, ma poco letta perché considerata troppo<br />

difficile, tanto che molti la giudicano il trattato più complesso scritto da Archimede.<br />

In questo libro viene definita quella che oggi è nota come Spirale di<br />

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