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Capitolo 1 “Prematematica” e Matematica antica

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Struttura dell’al-jabr.<br />

L’opera si apre con una esposizione del sistema posizionale dei numeri; procede<br />

a studiare sei tipi di equazioni, di grado al massimo due, che conivolgono<br />

cioè le tre specie di grandezza: il numero, la radice (l’incognita x), il quadrato<br />

(l’incognita x 2 ).<br />

• Nel capitolo “dei quadrati uguali a radici” si studiano le equazioni x 2 =<br />

5x, x 2 /3 = 4x;<br />

• Nei due capitoli successivi si trattano “quadrati uguali a numeri” e<br />

“radici uguali a numeri”<br />

• Nei successivi si trattano equazioni di 2 o grado a tre termini: si risolvono<br />

tra le altre x 2 + 10x = 39, x 2 + 21 = 10x.<br />

L’opera ha uno stile profondamente retorico, non c’è traccia di un calcolo<br />

simbolico (persino i numeri vengono scritti in lettere!), nè di abbreviazioni,<br />

molto comuni in Brahmagupta e in Diofanto (che sappiamo essere molto letto<br />

in ambiente arabo anche grazie ad una sua traduzione in lingua): soprattutto<br />

quest’ultimo fatto è strano, perché l’al-jabr è per altri aspetti molto vicino a<br />

entrambe le opere.<br />

Proprio in base a questo, al-Khwārizmī è considerato come punto di collegamento<br />

tra la matematica greca, di spirito squisitamente geometrico, e quella<br />

indiana, predisposta ad una impostazione astratta e simbolica: per molti versi<br />

egli è figlio del suo tempo, e pure in quell’immenso bacino di attrazione culturale<br />

che era la Baghdad del tempo egli conserva molte delle caratteristiche<br />

dell’impostazione “volta alle applicazioni” nella soluzione dei problemi. Egli<br />

rifiuta per esempio lo zero come radice di una equazione e rifiuta soluzioni<br />

negative; tuttavia, pur limitato dalla mancanza di un formalismo conciso e<br />

dall’inscindibile legame fisico, è anche capace di avere intuizioni profonde e assolutamente<br />

non-banali: riesce per esempio ad osservare che in una equazione<br />

di secondo grado, un discriminante negativo (oggi diremmo ∆ < 0) impedisce<br />

l’esistenza di soluzioni (oggi diremmo di soluzioni reali).<br />

De facto, l’intento di al-Khwārizmī è di ricondurre una generica equazione<br />

di secondo grado a uno dei sei tipi particolari che espone come casi paradigmatici.<br />

Queste esauriscono davvero ogni possibilità, ed è quindi adeguato<br />

l’appellativo di “padre dell’algebra” che gli è stato dato.<br />

Nessun uomo, e ancor meno nessuno scienziato è però un’isola. Come<br />

già accennato, è innegabile che al-Khwārizmī abbia attinto profondamente a<br />

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