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Capitolo 1 “Prematematica” e Matematica antica

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Si nota che Euclide se vuole mostrare che due figure hanno la stessa area, può<br />

farlo solamente mostrando che la prima figura può essere divisa in parti tali<br />

che, se composte insieme in un determinato modo, esse producono la seconda<br />

figura. Egli infatti non indica né le lunghezze dei segmenti rettilinei, né le<br />

aree delle figure con dei numeri. A Euclide va attribuito il merito di aver<br />

fatto seguire immediatamente al teorema di Pitagora una dimostrazione del<br />

suo inverso: “Se in un triangolo il quadrato costruito su uno dei lati è uguale<br />

alla somma dei quadrati costruiti sugli altri due lati, l’angolo compreso tra<br />

questi due lati è un angolo retto”. Dopo Euclide, il teorema di Pitagora ha<br />

ricevuto molte diverse dimostrazioni, come ad esempio da Leonardo da Vinci,<br />

dal matematico indiano Bhâskara e dal matematico inglese Wallis, per questo<br />

teorema sono state classificate dallo scienziato americano Elisha Scott Loomis<br />

371 differenti dimostrazioni, che sono state pubblicate nel 1927 nel suo libro<br />

The Pythagorean Proposition.<br />

5.6.3 Libro II.<br />

Il Libro II degli Elementi è breve: contiene soltanto quattordici proposizioni,<br />

nessuna delle quali compare oggi nei moderni manuali. Tuttavia al tempo<br />

di Euclide questo libro aveva grande importanza. Mentre oggi le grandezze<br />

vengono rappresentate da lettere che si intendono come numeri (noti o ignoti)<br />

su cui operiamo secondo le regole dell’algebra, al tempo di Euclide le grandezze<br />

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