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Capitolo 1 “Prematematica” e Matematica antica

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Se si accetta questa definizione, la relazione che associa ad una classe il suo<br />

numero cardinale esiste ed è unica: essa non è nient’altro che la relazione di<br />

appartenenza di una classe alla classe di tutte le classi ad essa cardinalmente<br />

simili.<br />

Russell ammette che, di primo acchito, la concezione di numero come classe<br />

di classi appare paradossale:<br />

[...] quando giungiamo all’autentica definizione dei numeri non possiamo<br />

evitare ciò che, a prima vista, non può non apparire come un paradosso,<br />

anche se questa impressione sarà presto dissipata. Noi pensiamo<br />

spontaneamente che la classe delle coppie (per esempio) sia qualcosa di<br />

differente dal numero 2. Ma non vi è dubbio riguardo alla classe delle<br />

coppie: è indubitabile e non è difficile da definire, mentre il numero 2, in<br />

qualsiasi altro senso, è una entità metafisica circa la quale non possiamo<br />

mai sentirci sicuri che esista e che l’abbiamo identificata. E’ pertanto più<br />

prudente accontentarci della classe delle coppie, di cui siamo sicuri, che<br />

andare a caccia di un problematico numero 2, che è destinato a rimanere<br />

inafferrabile.<br />

Il principi applicato da Russell nella definizione di dei numeri cardinale è<br />

di grande importanza in tutta la sua filosofia: si tratta di quello che Russell<br />

chiama principio di astrazione. Esso consiste - nella sua generalità - nell’identificare<br />

una classe di equivalenza rispetto ad una certa relazione d’equivalenza,<br />

che non sia vuota, con quella entità che di solito si chiamerebbe la proprietà<br />

che gli oggetti appartenenti a quella classe hanno in comune.<br />

L’applicabilità di questo principio è molto vasta. Noi siamo intuitivamente<br />

portati - dice Russell - a ritenere che, quando tra alcune entità vale una<br />

certa relazione d’equivalenza, queste entità abbiano una proprietà in comune.<br />

Questo - afferma Russell - può essere vero ma anche falso; oppure - cosa più<br />

probabile - può essere vero in alcuni casi e falso in altri. Allora, in luogo di<br />

questa supposta qualità in comune, possiamo prendere semplicemente l’appartenenza<br />

alla classe di tutte le entità che sono nella relazione di equivalenza<br />

data con una certa entità.<br />

Il principio di astrazione evita dunque, in un certo numero di casi, l’introduzione<br />

di entità metafisiche puramente ipotetiche:<br />

Quando un gruppo di oggetti presenta quel genere di similitudine che noi<br />

tendiamo ad attribuire al possesso di una qualità comune, il principio in<br />

questione mostra che l’appartenenza al gruppo servirà a tutti gli scopi<br />

della supposta qualità comune e quindi, a meno che sia effettivamente<br />

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