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Capitolo 1 “Prematematica” e Matematica antica

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15.2 Il V postulato di Euclide<br />

L’opera di Euclide intitolata Elementi è stata usata per secoli come manuale<br />

per insegnare il metodo scientifico-deduttivo nelle scuole. Negli Elementi<br />

si trovano definizioni, postulati e teoremi, i quali sono dimostrati in maniera<br />

rigorosa a partire dagli assiomi o dai postulati, o da teoremi già dimostrati.<br />

Nel libro l’autore chiama parallele due rette complanari che, prolungate comunque,<br />

non si incontrano (Def. XXIII). Il V postulato dice: “Se una linea<br />

retta, cadendo sopra due altre fa gli angoli interni da una medesima parte la<br />

cui somma sia minore di due retti, quelle due prolungate da questa parte si<br />

incontrano.”<br />

Mentre gli altri assiomi e postulati della teoria di Euclide erano evidentemente<br />

veri, il V postulato ha sempre destato interesse e dubbi, perché non<br />

rimanda ad alcuna costruzione geometrica che possa limitarsi sempre ad una<br />

porzione finita del piano. Per questo motivo molti matematici ritennero che<br />

tale postulato non fosse così evidente e che, di conseguenza, andasse dimostrato;<br />

i primi a muoversi in questo senso furono Tolomeo (II d.C.) e Proclo<br />

(410-485). Successivamente molti altri tentarono ancora nel corso dei secoli:<br />

prima i matematici arabi, poi i geometri del ’500 e ’600 con la riscoperta dei<br />

classici. Nella maggior parte di questi tentativi si è cercato di dedurlo da altre<br />

proposizioni all’apparenza più intuitive oppure di dare una nuova definizione<br />

di rette parallele, nel tentativo di rendere più facile la sua dimostrazione.<br />

Il primo a tentare una dimostrazione di tipo differente fu Gerolamo Saccheri<br />

(1667-1733), utilizzando il metodo di dimostrazione per assurdo, e dimostrando,<br />

di fatto, la coerenza della geometria non-euclidea iperbolica.<br />

15.2.1 Gerolamo Saccheri<br />

Il gesuita Gerolamo Saccheri fu indirizzato alla lettura e allo studio degli<br />

Elementi di Euclide da un professore del Collegio dei gesuiti di Brera. Egli<br />

fu colpito dal metodo della dimostrazione per assurdo, tanto da decidere di<br />

analizzarla sistematicamente nella sua opera Logica demonstrativa del 1697 e<br />

di utilizzarla poi per dimostrare la veridicità del V postulato nella sua più<br />

conosciuta opera Euclides ab omni naevo vindicatus, sive conatus geometricus<br />

quo stabiliuntur prima ipsa universae geometriae principia (solitamente<br />

tradotto e abbreviato in “Euclide riscattato da ogni difetto”) del 1733.<br />

A questo scopo, Saccheri assunse come dati i primi 4 postulati e le prime 28<br />

proposizioni (che ricordiamo, erano indipendenti dal V postulato) e la falsità<br />

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