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Capitolo 1 “Prematematica” e Matematica antica

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Continuando con questa linea di ragionamento, si moltiplica per due il<br />

risultato α + β<br />

2 6<br />

4 2 2 4<br />

5 2<br />

1<br />

e ancora, si trova la cifra nella posizione delle unità γ = c = 8, la quale,<br />

aggiunta alla terza riga e a sua volta moltiplicata per γ (528 · 8) dà il nuovo<br />

valore del numero al quadrato che si deve sottrarre alla terza riga, ovvero:<br />

2 6 8<br />

4 2 2 4<br />

4 2 2 4<br />

1<br />

Poichè la sottrazione dà come risultato zero, il procedimento è concluso e<br />

si può leggere il risultato corretto nella prima riga.<br />

2 6 8<br />

Da quanto abbiamo detto, si deduce che per estrarre radici quadrate era<br />

fondamentale conoscere (a + b) 2 e analogamente, estendendo i ragionamenti<br />

fatti alle radici terze, anche (a+b) 3 , come testimoniato negli scritti di Liu Hui.<br />

Si riuscì ad estendere il metodo per estrarre radici quadrate alla risoluzione di<br />

equazioni quadratiche e fu in seguito stabilita una connessione tra l’estrazione<br />

di radici di grado maggiore di 2 e la soluzione di equazioni dello stesso grado.<br />

Svolse certamente un ruolo importante in ciò la tavola di coefficienti binomiali<br />

a noi nota come triangolo di Pascal.<br />

Riportiamo, come curiosità, un’immagine che rappresenta la notazione cinese<br />

di un’equazione di terzo grado come l’avremmo letta a metà del XIII<br />

secolo:<br />

In termini moderni:<br />

2x 3 + 15x 2 + 166x − 4460 = 0.<br />

45<br />

1

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