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Capitolo 1 “Prematematica” e Matematica antica

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6.6 Considerazioni finali<br />

L’opera di Archimede rappresenta certamente il culmine della scienza <strong>antica</strong>.<br />

In essa, la capacità di individuare insiemi di postulati utili a fondare<br />

nuove teorie si coniuga con la potenza e originalità degli strumenti matematici<br />

introdotti, l’interesse per questioni che oggi si definirebbero “fondazionali”<br />

con attenzione agli aspetti applicativi. Archimede, più che essere matematico,<br />

fisico e ingegnere, è stato il massimo esponente di una scienza che ignorava le<br />

divisioni che l’odierna terminologia spinge a considerare inevitabili. Archimede,<br />

almeno a giudicare dalle opere rimaste, non ebbe nell’antichità eredi a lui<br />

confrontabili. La crisi che colpì la scienza rese poco comprensibili le sue opere<br />

che, non a caso, anche quando si sono conservate sono state trasmesse da una<br />

tradizione manoscritta estremamente esile. Lo studio delle opere di Archimede,<br />

che impegnò a lungo gli studiosi della prima età moderna (ad esempio<br />

Piero della Francesca, Francesco Maurolico, Simone Stevino, Galileo Galilei)<br />

costituì un importante stimolo alla rinascita scientifica moderna. L’influenza<br />

di Archimede negli ultimi secoli (ad esempio sullo sviluppo di un’analisi matematica<br />

rigorosa) è oggetto, anche ai giorni nostri, di valutazioni discordi da<br />

parte degli studiosi.<br />

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