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Capitolo 1 “Prematematica” e Matematica antica

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una linea retta è di estensione infinita. Nel Postulato III si afferma che vi sono<br />

circonferenze e che una circonferenza è determinata dal centro e dal raggio.<br />

Aristotele aveva scritto che essendo uguali le altre cose è migliore quella dimostrazione<br />

che procede da un minor numero di postulati. Euclide evidentemente<br />

condivideva questo principio. Infatti il Postulato III viene interpretato in senso<br />

strettamente letterale e viene descritto talvolta come l’uso del compasso<br />

euclideo (pieghevole), le cui aste mantengono una apertura costante fintanto<br />

che le punte toccano la carta, ma si richiudono l’una sull’altra quando vengono<br />

sollevate. Ossia, il postulato non viene interpretato nel senso di permettere<br />

l’uso di un compasso rigido per segnare una distanza, uguale a un segmento<br />

rettilineo, su un altro segmento rettilineo più lungo che non sia contiguo.<br />

Successivamente, nelle prime tre proposizioni del Libro I si dimostrerà che<br />

quest’ultima costruzione è sempre possibile, anche dando una interpretazione<br />

ristretta al Postulato III.<br />

Questi primi tre postulati seguono quindi la visione aristotelica. I primi tre<br />

Postulati devono essere considerati come nozioni specifiche nelle quali viene<br />

asserita la costruibilità dei concetti fondamentali di segmento rettilineo, retta<br />

e circonferenza.<br />

I Postulati IV e V invece differiscono in modo così evidente dai primi tre, che<br />

ci si deve chiedere perchè Euclide li abbia inclusi tutti in un unico elenco.<br />

I primi tre Postulati sono postulati di esistenza e dunque nozioni specifiche nel<br />

senso aristotelico. Ciò non è più vero per i Postulati IV e V. Nel IV Postulato<br />

l’esistenza degli angoli retti non è enunciata, ma ci viene richiesto di ammettere<br />

che tutti gli angoli retti sono congruenti. Nel V Postulato invece dobbiamo<br />

ammettere che due linee rette, che soddisfano certi requisiti, posseggono un<br />

punto di intersezione. Questi due postulati non sono quindi totalmente in<br />

accordo con la visione aristotelica; infatti i Postulati IV e V non sono nozioni<br />

comuni, poichè essi fanno riferimento esclusivamente alla geometria; non si<br />

tratta neppure di nozioni specifiche, poichè il loro scopo non è di precisare il<br />

significato o di stabilire l’esistenza di taluni concetti fondamentali del sistema<br />

geometrico. Se Euclide fosse rimasto aderente alle prescrizioni aristoteliche,<br />

avrebbe tralasciato i Postulati IV e V. È naturale quindi chiedersi perchè egli<br />

gli aggiunse. La risposta è semplice. Egli non vedeva alcun modo di costruire<br />

il suo sistema di geometria piana senza accettare i Postulati IV e V; ne vedeva<br />

la possibilità di dimostrare la loro veridicità per mezzo di una dimostrazione<br />

rigorosa. Così non gli rimase altra scelta che l’accettazione di tali Postulati,<br />

e poichè essi sono in modo specifico proprietà geometriche le quali vengolo<br />

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