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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Poesia – Musica – Pittura: <strong>Gualdo</strong> e le Tre Arti sorelle<br />

al punto tale che era solita parlare “<strong>di</strong> storia con Gregorovius, <strong>di</strong> musica con<br />

Liszt, <strong>di</strong> scultura con Tenerani”. 414 Quando si allontanava dal suo atelier, nonostante<br />

ciò avvenisse piuttosto raramente, Marcello amava andare a pranzare, in<br />

incognito, nel giar<strong>di</strong>netto <strong>di</strong> una piccola trattoria dei boulevards extérieurs, ritrovo<br />

molto amato dai pittori, con i quali la duchessa, sotto mentite spoglie, si<br />

fermava sovente a chiacchierare e dove “certo la padrona del luogo non supponeva<br />

che il nome <strong>di</strong> quella frequentatrice fosse iscritto nell’almanac-co <strong>di</strong> Gotha”.<br />

415 Era stato in questo posto che Adèle d’Affry aveva stretto amicizia con il<br />

giovane e già celebre Henry Regnault, spesso ospite del suo laboratorio artistico<br />

insieme alle personalità più illustri d’Europa, “non solo artisti, ma scienziati,<br />

uomini <strong>di</strong> Stato […]; tra questi Thiers, Gounod, Claude Bernard…”. Elegante a<br />

suo modo, benché “un po’ bizzarra” quando partecipava ai balli <strong>degli</strong> ambasciatori<br />

o alle feste della principessa Matilde, Marcello mostrava, invece, una mise<br />

decisamente meno ricercata nel ricevere i suoi ospiti all’interno del proprio atelier,<br />

dove sfoggiava <strong>di</strong> norma acconciature quasi virili: “sulla veste <strong>di</strong>sadorna,<br />

pendente, si <strong>di</strong>sfacevano i suoi bion<strong>di</strong> capelli attorcigliati appena sulla testa, – e<br />

della gran dama non restavale che la innata <strong>di</strong>stinzione”. 416<br />

Borghese per nascita, la futura duchessa aveva acquisito il proprio titolo<br />

grazie al matrimonio con Carlo Colonna (duca <strong>di</strong> Castiglione Altibran<strong>di</strong>), ma<br />

neppure queste nozze erano valse a renderla agiata in vita e, a detta <strong>di</strong> <strong>Gualdo</strong> –<br />

forse non senza un riecheggiamento, o anche un rimpianto, autobiografico –<br />

“ciò fu forse una fortuna per l’artista” 417 che, quando si spense innanzi tempo, à<br />

l’age de 42 ans, sans postérité, 418 “nella gran luce <strong>di</strong> Castellammare, davanti al<br />

sereno azzurro”, 419 aveva deciso <strong>di</strong> lasciare alla sua città natale, la svizzera Friburgo,<br />

i preziosi oggetti raccolti in varie parti del mondo e molte delle sue migliori<br />

creazioni, destinate ad essere riunite in una sala tappezzata <strong>di</strong> arazzi che<br />

avrebbe dovuto portare il suo nome. In realtà l’agognata sala è <strong>di</strong>venuta ad<strong>di</strong>rittura<br />

il Musée Marcello, noto per esser stato il primo museo pubblico in Europa<br />

414<br />

R. DE CESARE, Roma e lo stato del Papa, cit., p. 197.<br />

415<br />

L. GUALDO, La duchessa <strong>di</strong> Castiglione Colonna, cit., p. 15.<br />

416<br />

Ibidem.<br />

417<br />

Ibidem.<br />

418<br />

G. PRINET, Duchess Colonna, cit., p. 593.<br />

419<br />

L. GUALDO, La duchessa <strong>di</strong> Castiglione Colonna, cit., p. 15.<br />

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