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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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I Poeti d’Oltralpe: adesione ed esportazione dei nuovi modelli<br />

adoperare la tavolozza”. In maniera analoga a qeulla che sarà l’esperienza nostrana<br />

<strong>di</strong> Emilio Praga, lo stesso Gautier, in effetti, si era primariamente accostato<br />

al mondo dell’arte credendosi pittore; abbandonato, poi, il pennello per la<br />

penna, non aveva tuttavia cessato <strong>di</strong> servirsi <strong>di</strong> una tavolozza a tal punto ricca <strong>di</strong><br />

ogni sfumatura cromatica da fargli guadagnare l’appellativo <strong>di</strong> “inimitabile pittore”<br />

in campo lirico e narrativo. 70<br />

Proprio come un artista che <strong>di</strong>pinge en plein air, con rapide pennellate e<br />

senza ritornare su quanto realizzato – perché la perfezione risultava già raggiunta<br />

fin dal primo tocco – Gautier scriveva, racconta il pubblicista italiano, con<br />

incre<strong>di</strong>bile rapi<strong>di</strong>tà, senza correzioni e con una scrittura incantevole e regolare:<br />

talvolta (anche in questo caso <strong>Gualdo</strong>, per accattivarsi l’attenzione dei suoi lettori,<br />

non si sottrae dall’inserire episo<strong>di</strong> aneddotici, similmente alla vicenda del<br />

cinese narrata in apertura) era ad<strong>di</strong>rittura intervenuto sui propri testi nella stamperia,<br />

dove, con il proto in attesa, “scrisse correntemente alcune delle sue più<br />

belle pagine”. 71 Si esprimeva in “francese antiquato”, ma questa scelta linguistica<br />

non poteva non esser gra<strong>di</strong>ta al milanese (si ricor<strong>di</strong> che anch’egli era stato<br />

accusato per aver pre<strong>di</strong>letto una simile opzione linguistica nei sue due romanzi<br />

pubblicati dall’e<strong>di</strong>tore parigino Lemerre) che, anzi, nella sua analisi arriva ad<strong>di</strong>rittura<br />

ad osannare la decisione gautieriana (“è, come sempre, una meraviglia”)<br />

in nome della facoltà dell’autore <strong>di</strong> poter “fare del linguaggio ciò che voleva”. 72<br />

Questa caratteristica stilistica era stata conquistata e raffinata da Gautier<br />

con l’esercizio, nel corso del tempo; però, in questo autore, essa era, al tempo<br />

stesso, un dono innato. E congenita appare ai suoi occhi anche la non mutevolezza<br />

dell’aspetto fisico dell’autore francese, rimasto sempre identico nonostante<br />

il trascorrere <strong>degli</strong> anni. L’in<strong>di</strong>zio più facile a rintracciarsi della convivenza<br />

del fanciullo e dell’anziano in Gautier era, a sua detta, visibile nell’aver saputo<br />

conservare, nell’austerità dello sguardo, un chiaro segnale della sua eterna inclinazione<br />

alla rêverie:<br />

Quando sorgeva la luminosa aurora del 1830, quell’epoca tanto feconda della letteratura<br />

francese, Gautier aveva vent’anni. […]. Dalla sua persona, dal suo viso pallido<br />

e calmo emanava la forza. Sebbene ardente, il suo sguardo era già sereno e pieno <strong>di</strong><br />

sogni come lo fu sempre.<br />

70 Ibidem.<br />

71 Ibidem.<br />

72 Ibidem.<br />

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