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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Il teatro ottocentesco: attori, drammaturghi, librettisti e plagiari<br />

insod<strong>di</strong>sfatto per la recitazione <strong>degli</strong> attori durante la prima dell’appena conclusasi<br />

Resa a <strong>di</strong>screzione e, per questo motivo, quella sera stessa avrebbe desiderato<br />

ideare un nuovo testo. <strong>Gualdo</strong> e Boito, ritenendo in parte infondata quell’insod<strong>di</strong>sfazione<br />

e dopo aver commentato tutto sommato positivamente lo spettacolo<br />

cui avevano appena assistito, si erano comunque detti favorevoli alla<br />

proposta, tanto che Arrigo si era sentito a tal punto coinvolto da proporre <strong>di</strong><br />

scrivere una nuova comme<strong>di</strong>a a sei mani: ciascuno avrebbe dovuto pensare un<br />

buon argomento, e, una volta scelto il migliore, si sarebbero subito messi al lavoro<br />

tutti e tre insieme per stendere un primo abbozzo del testo:<br />

La proposta fu accettata. Il Giacosa salì all’albergo della Bella Venezia dove alloggiava<br />

a prendere qualche quinterno della carta che adopera abitualmente, e senza la<br />

quale gli sarebbe impossibile scrivere. Boito e <strong>Gualdo</strong> lo aspettavano in piazza San Fedele.<br />

Quando egli scese:<br />

– Ho trovato il soggetto – <strong>di</strong>sse. – Un marito tra<strong>di</strong>to da un amico, che s’accorge<br />

del tra<strong>di</strong>mento quando l’amico rifiuta con insistenza un importante servizio ch’egli<br />

vorrebbe prestargli…<br />

Questo fu […] l’embrione dei Tristi amori. 41<br />

Da quel momento i due consiglieri non si erano oltremodo espressi, né avevano<br />

voluto sentire altre proposte dello stesso Giacosa, avendo imme<strong>di</strong>atamente<br />

intuito la potenziale efficacia <strong>di</strong> quel primo concetto drammatico narrato<br />

<strong>di</strong> getto e, sebbene la prima rappresentazione romana <strong>di</strong> tale dramma fu una vera<br />

catastrofe, il giu<strong>di</strong>zio del pubblico della capitale sarebbe stato poi ribaltato<br />

negli altri teatri della penisola. Ancor prima <strong>di</strong> ricevere la dovuta giustizia nelle<br />

sale, erano stati ancora una volta Boito, <strong>Gualdo</strong> e Verga (questa volta supportati<br />

anche dal parere <strong>di</strong> Eleonora Duse, che “in questa comme<strong>di</strong>a povera d’azione<br />

seppe dare uno sviluppo che nemmeno l’autore aveva fatto comprendere”), 42<br />

dopo una lettura <strong>di</strong> Giacosa e alcune correzioni comunitarie, a decretare che il<br />

testo doveva essere ritenuto, in un’unica parola, stupendo: 43 <strong>di</strong>fatti, dopo l’iniziale<br />

fiasco, l’opera sarà nuovamente in programma sul finire del novembre<br />

1887 a Torino, dove riscuoterà un successo inau<strong>di</strong>to, presenti in platea anche gli<br />

41<br />

U. PESCI, Corriere filodrammatico. Tristi amori <strong>di</strong> Giacosa, in «L’Illustrazione Italiana»,<br />

15 gennaio 1888, p. 55.<br />

42<br />

–, Eleonora Duse all’estero, in «L’Illustrazione Popolare», 7 febbraio 1897, p. 90.<br />

43<br />

Cfr. La lettera del 7 aprile 1887 <strong>di</strong> Giacosa a Fogazzaro (P. NARDI, Vita e tempo <strong>di</strong><br />

Giuseppe Giacosa, cit., p. 590).<br />

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