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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’analisi delle “nuove formole” del romanzo francese<br />

Pour ma part, je ne suis pas du tout l’ennemi du romanesque. Mes œuvres en possèdent<br />

une assez grosse part, quoique, à <strong>di</strong>re vrai, mes romans contiennent toutes les<br />

notes. 314<br />

Non è da escludersi che questa risposta poté esser dettata dai tempi: si tratta<br />

infatti dei giorni della prima della versione teatrale del Rêve, che verrà rappresentata<br />

all’Opéra Comique il 23 novembre 1891 ed in onore della quale sarà realizzato<br />

un maestoso déjeuner cui partecipò anche <strong>Gualdo</strong>, come racconta egli<br />

stesso in una lettera a Giacosa. 315 Ma non bisogna <strong>di</strong>menticare che, nel frattempo,<br />

tra romanzo e riduzione drammatica dell'opera, Zola aveva realizzato due<br />

nuovi volumi dei Rougon-Macquart: La Bête Humaine e L’Argent, romanzi così<br />

tanto realisti da indurci a credere che sia da avallare l’ipotesi gual<strong>di</strong>ana secondo<br />

la quale la poesia interna al Rêve, per quanto legata alle ‘circostanze letterarie’<br />

della sua epoca, aveva rappresentato qualcosa <strong>di</strong> strettamente ed intrinsecamente<br />

connesso alla natura e al tema stesso dell’opera. Forse è proprio tale<br />

intuizione il motivo che ha spinto il critico italiano a concludere il proprio stu<strong>di</strong>o<br />

sulle pagine della «Illustrazione Italiana» con un elogio della coerenza <strong>di</strong> un<br />

autore che, per <strong>di</strong>rla con le sue stesse parole, fin dal principio della sua straor<strong>di</strong>naria<br />

carriera non aveva mai esitato né vacillato né mutato, ma aveva ed ha anzi<br />

continuato a procedere, “possentemente e <strong>di</strong>rettamente, con incrollabile proposito,<br />

verso la meta prefissa, senza mai deviare <strong>di</strong> una linea né perdere un giorno”.<br />

316 È superfluo specificare che con questa frase <strong>Gualdo</strong> stesse alludendo al<br />

colossale monumento dei Rougon-Macquart, opera che, dopo la pubblicazione<br />

dei primi se<strong>di</strong>ci volumi era, finalmente, quasi sul punto <strong>di</strong> giungere al termine:<br />

[Zola] vi giungerà sereno, in piena maturanza del suo forte ingegno, con la maestà<br />

<strong>di</strong> un gigantesco operaio della penna, che ha compiuto un e<strong>di</strong>ficio colossale – e ciò<br />

con un lavoro assiduo, lento, ma ch’è sembrato rapido tant'è stato costante, – senza aver<br />

menomato né la sua salute, né il suo talento, senza aver conosciuto le ansietà febbrili,<br />

gl’innominabili dolori d’artista che travagliarono Balzac – vivendo gagliardamente<br />

dell’eccesso del suo lavoro, anziché morirne. 317<br />

314 –, Enquête sur le Roman romanesque, in AA. VV., Enquête sur le Roman romanesque<br />

(Le Gaulois, 1891), présentée par J.-M. Seillan, Chemin du Thil, Collection du Centre d’Études<br />

du Roman et du Romanesque de l’Université de Picar<strong>di</strong>e, 2005, p. 193.<br />

315 Lettera 5 a Giacosa (Berna, nov. 1891). P. DE MONTERA, <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, cit., p. 315.<br />

316 L. GUALDO, L'ultimo romanzo <strong>di</strong> Zola. Le Rêve (<strong>II</strong> ed ultimo), cit.<br />

317 Ibidem (corsivi miei).<br />

375

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