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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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I Poeti d’Oltralpe: adesione ed esportazione dei nuovi modelli<br />

tans et de longs avenirs, / Que le passé renaisse, et que la rêverie / Soit faite en<br />

nous de souvenirs”. 223 Nella seconda sezione della raccolta, dal tono più intimistico,<br />

Faucon si sofferma invece sui propri tormenti, sulla propria invali<strong>di</strong>tà e<br />

sul desiderio <strong>di</strong> poter un giorno tornare a viaggiare. Anche per questa metà conclusiva<br />

del libro <strong>Gualdo</strong> ricorre a parole gentili, se non vagamente laudative, attraverso<br />

le quali, con tutta la sua più profonda umanità, il recensore cerca <strong>di</strong><br />

rendere partecipe il pubblico del dolore del povero poeta:<br />

Nella seconda parte del suo volume, (La Route étroite), parla delle sue sofferenze e<br />

ne parla con un tale accento <strong>di</strong> verità, con tanta sincerità <strong>di</strong> lamento e tanta purezza d'espressione<br />

ad un tempo, che ne fa dei veri poemi del dolore. E si ha, seguendolo, l'impressione<br />

tanto rara <strong>di</strong> un poeta che grida al cielo il suo martirio, ma parla <strong>di</strong> un supplizio<br />

vero, in cui – pur troppo! – non vi è nulla <strong>di</strong> esagerato, nulla d'immaginario. Tale è<br />

la caratteristica speciale <strong>di</strong> codesta seconda parte, in cui egli per davvero si eleva molto<br />

in alto. 224<br />

Quale migliore richiamo alla comprensione ed solidarietà avrebbe potuto<br />

invocare per Faucon sulla sua pagina <strong>Gualdo</strong>, quello stesso <strong>Gualdo</strong> cui, ironia<br />

della sorte, appena quattro anni più tar<strong>di</strong> sarebbe toccato un medesimo destino<br />

che lo avrebbe lasciato, analogamente, inchiodato sopra un letto <strong>di</strong> dolore?<br />

7.4 La fine, aristocratica e generosa de<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Robert de Montesquiou<br />

“La riche folie figée des objets presque vivants”: con questa raffinata frase<br />

<strong>Gualdo</strong> aveva conquistato in un’unica occasione la stima, la fiducia, l’ammirazione,<br />

nonché l’empatia <strong>di</strong> uno dei letterati più chiacchierati della Francia a cavallo<br />

tra XX e XXI secolo, quel Robert Montesquiou Fezensac che – ritenuto<br />

modello <strong>di</strong> Huysman per il suo <strong>di</strong>scusso Des Esseintes e <strong>di</strong> Proust per il suo <strong>di</strong>scutibile<br />

barone <strong>di</strong> Charlus – ricorrerà alle parole del suo pari d’oltralpe (erano,<br />

infatti, entrambi nobilmente conti) premettendole in epigrafe ad una sua composizione<br />

in versi 225 e ad un capitolo delle sue memorie. 226 Il passo in questio-<br />

223 Ivi, p. 66.<br />

224 L. GUALDO, Un libro <strong>di</strong> versi francesi sull’Italia, cit., p. 1.<br />

225 R. DE MONTESQUIOU, Transfusion, in Les Hortensias bleus, cit.. La raccolta uscì<br />

nel 1896, ma il componimento risale al 1883, com’è specificato in nota dall’autore stesso.<br />

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