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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’analisi delle “nuove formole” del romanzo francese<br />

come mette in evidenza Auerbach – “amici incon<strong>di</strong>zionati <strong>di</strong> queste idee e <strong>di</strong><br />

queste istituzioni”. 180 In effetti, nonostante l’ulteriore e gran<strong>di</strong>ssimo successo<br />

ottenuto con romanzi del calibro <strong>di</strong> Manette Salomon (1867) e Madame Gervaisais<br />

(1869), dopo la ribalta <strong>di</strong> Zola e il suo assurgere a capo spirituale della<br />

scuola <strong>di</strong> Médan, dopo la morte del fratello Jules e dopo il primo esperimento<br />

della Fille Élisa, l’ormai anziano Edmond – forse nel tentativo, come si è detto<br />

poc’anzi, <strong>di</strong> creare una seconda scuola attorno ai principi e alla poetica espressi<br />

nella Faustin – aveva lasciato nuovamente spazio ad opinioni, preoccupazioni<br />

ed istinti propri della sua classe d’appartenenza, “l’alta borghesia quasi aristocratica”,<br />

181 (ri)favorendo, sul versante artistico, un certo élitarismo dei soggetti<br />

e, al tempo stesso, ulteriormente raffinando il proprio stile (che <strong>Gualdo</strong>, a proposito<br />

della Faustin non esita a definire “<strong>di</strong>ventato forse ancora più efficace,<br />

più sobrio, più elegante”) 182 e la propria lingua (“in cui si ritrovano talora delle<br />

forme latine, e qualcosa dell’italiano”). 183<br />

Secondo Paul Sabatier, autore <strong>di</strong> una monografia de<strong>di</strong>cata alla concezione<br />

estetica dei Goncourt, è soprattutto attraverso la produzione del solo Edmond<br />

che il rapporto tra idealismo e realismo in narrativa ha subito un’evoluzione decisiva<br />

– o meglio sarebbe <strong>di</strong>re un perfezionamento – rispetto all’epoca in cui egli<br />

aveva collaborato con Jules. Il loro sistema, che aveva permesso l’estensione<br />

delle metodologie razionali alla letteratura (ma che aveva anche previsto, fin dal<br />

principio, che l’applicazione scientifica dovesse rispettare la dottrina dell’art<br />

pour l’art cui entrambi erano massimamente fedeli), era stato quin<strong>di</strong> raffinato in<br />

maniera ulteriore dal secondogenito superstite, il quale aveva continuato a professare<br />

(perfezionando, e talvolta, come in Chérie, esasperando) un credo che,<br />

qualora avesse contemplato un interesse nei confronti <strong>di</strong> vulgarités e milieux<br />

canailles, avrebbe avuto il solo scopo <strong>di</strong> “choquer les profanes”. Edmond (in<br />

principio insieme a suo fratello, poi solo) aveva cioè sperato che, attraverso<br />

un’opera d’arte realizzata in nome del vero, avrebbe potuto fornire ai suoi lettori<br />

un insegnamento morale. L’aspirazione ad una <strong>di</strong>dattica etica è certamente un<br />

fattore che, con ogni evidenza, è del tutto assente nei volumi <strong>degli</strong> altri Naturalistes<br />

– si pensi, ad esempio, ai Rougon-Macquart <strong>di</strong> Zola – dal momento che<br />

solo i Goncourt:<br />

180<br />

E. AUERBACH, Mimesis. Il realismo nella letteratura occidentale, vol. <strong>II</strong>, cit., p. 271.<br />

181<br />

Ivi, p. 273.<br />

182<br />

L. GUALDO, L’ultimo romanzo <strong>di</strong> Goncourt [La Faustin], cit., p. 119.<br />

183 Ibidem.<br />

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