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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’esperienza cosmopolita del passeur culturel<br />

<strong>degli</strong> scrittori, dei giornalisti, s’interessano alle loro passioni, si riscaldano alle<br />

loro <strong>di</strong>scussioni.<br />

Ma quali sono i luoghi d’incontro? Dove andare per imbattersi in questa<br />

bohême <strong>di</strong> principi del pensiero e partecipare alle loro amabili e coinvolgenti<br />

conversazioni che non sono mai esclusivamente letterarie, ma dalle quali “la<br />

letteratura non è esclusa mai”? 107 Ogni milanese lo sa: allo Stocker, al Manzoni,<br />

al delle Colonne, al Biffi, allo Gnocchi, al Martini, al Cova, al Campari, ovvero<br />

nei caffè, nelle birrerie, nelle fiaschetterie e nelle osterie della città. Ecco come,<br />

ancora una volta, ve<strong>di</strong>amo coesistere fianco a fianco – per <strong>di</strong>rla ancora con Sacchetti<br />

– industrie del ventre e dello spirito. Sia ben chiaro che si tratta <strong>di</strong> locali<br />

storici, sorta <strong>di</strong> cenacoli letterari, per lo più annessi a teatri – da cui pure spesso<br />

prendono il nome – in cui ci si riuniva alla sera dopo gli spettacoli o in cui avevano<br />

luogo le riunioni dei redattori dei perio<strong>di</strong>ci citta<strong>di</strong>ni: al caffè Gnocchi, ad<br />

esempio, nella Galleria de Cristoforis, si riunivano i collaboratori del «Gazzettino<br />

Rosa», il giornale <strong>di</strong> Cavallotti e <strong>degli</strong> Scapigliati, 108 al caffè Martini – l’ex<br />

caffè della Cecchina –, nei pressi della Scala, si riunivano i musicisti ed i rovaniani;<br />

al caffè Cova, a ora <strong>di</strong> pranzo, si davano appuntamento i corrispondenti<br />

del «Pungolo», e sempre al Cova, ma anche al caffè delle Colonne, alla birreria<br />

Stocker, al Biffi o al Campari, era solito trattenersi ogni pomeriggio, per una<br />

mezz’ora, Arrigo Boito. 109 Nei caffè della Galleria del Duomo, ancora, ci si poteva<br />

imbattere nei giornalisti del «Corriere della Sera» – onnipresente il competentissimo<br />

critico artistico <strong>Luigi</strong> Archinti –, del «Fanfulla» – come Anna Ra<strong>di</strong>us<br />

Zuccari, più celebre con lo pseudonimo <strong>di</strong> Neera, con cui aveva firmato il suo<br />

primo articolo nel 1875 –, del «Corriere del Mattino» e della «Gazzetta Letteraria».<br />

Non va, inoltre, <strong>di</strong>menticato l’ambiente tutto bohème della Polpetta, una<br />

trattoria in via del Conservatorio, dove ci si riuniva, specialmente d’estate, all’aperto,<br />

per <strong>di</strong>scutere <strong>di</strong> arte e letteratura. A farla da padrone, quasi ovunque,<br />

era un gruppo <strong>di</strong> giovani intellettuali, il cui nome, o meglio la cui etichetta, sarebbe<br />

rimasta indelebilmente legato alla vita milanese <strong>di</strong> questi anni:<br />

107 Ivi, p. 485.<br />

108 “Dimmi le cronache / dei Scapigliati / che al Gnocchi fremono / la notte e il dì” scriveva<br />

il Ghislanzoni. La citazione è tratta da R. MAGGI, La Milano ai tempi del <strong>Gualdo</strong>, in Decadenza,<br />

cit., p 23.<br />

109 Era questo l’unico momento della giornata in cui Boito era solito uscire dalla sua piccolissima<br />

abitazione in via Principe Amedeo, dove lavorava ininterrottamente dalle nove del mattino<br />

fino alle quattro del pomeriggio.<br />

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