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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’esperienza cosmopolita del passeur culturel<br />

giasse su quei corsi doveva avere l’impressione “qu’une barrière invisible protège<br />

la rue de la Paix du tout-y-va, commercial, provincial, facile, qui grouille<br />

autour de l’Opéra”. 181 A <strong>di</strong>fferenza dei suoi <strong>di</strong>ntorni, stravolti dal nuovo assetto<br />

voluto da Haussmann, questa strada era rimasta intatta, il suo fascino e la sua<br />

eleganza preservati dalla invadente ondata <strong>di</strong> prosaicità ed imborghesimento<br />

crescenti. Sul finire dell’Ottocento (e, a tutt’oggi, dacché la situazione non è <strong>di</strong><br />

molto cambiata) lungo la rue de la Paix si potevano contare ben 57 botteghe <strong>di</strong><br />

mo<strong>di</strong>ste artigianali in attività, un numero davvero impressionante, tenuto conto<br />

delle esigue <strong>di</strong>mensioni della strada, vero e proprio “royaume non seulement de<br />

la joaillerie, mais de la mode, de la couture”. 182<br />

Soltanto negli ultimi anni <strong>Gualdo</strong> cercherà un <strong>di</strong>verso tipo <strong>di</strong> sistemazione<br />

e, pur restando grossomodo nella stessa area chic e raffinata, ormai malato e alla<br />

ricerca <strong>di</strong> quiete, si stabilirà all’Hôtel Campbell, sull’avenue Friedland, un<br />

ampio viale alberato che si <strong>di</strong>parte dalla raggiera <strong>di</strong> Charles de Gaulle Etoile, la<br />

piazza che ha al suo centro l’Arco <strong>di</strong> Trionfo: dalle finestre <strong>di</strong> questa abitazione<br />

il povero <strong>Gualdo</strong> poteva, in tal modo, osservare lo scorrere della vita nei pressi<br />

<strong>degli</strong> Champs-Elisées senza venir a sua volta notato per la sua invali<strong>di</strong>tà, per lui<br />

fonte <strong>di</strong> grande imbarazzo al punto tale da decidere <strong>di</strong> non far rientro a Milano<br />

per lunghi mesi, nella speranza <strong>di</strong> una eventuale guarigione, pur <strong>di</strong> non mostrare<br />

agli amici dei suoi anni d’oro lo stato in cui versava il proprio corpo martoriato<br />

non solo dalla mielite sifilitica, ma anche dalle terribili cure cui era obbligato a<br />

sottoporsi. La Parigi nella quale <strong>Gualdo</strong> trascorre la propria gioventù e buona<br />

parte della vita adulta – stroncata dalla morte prematura nel maggio 1898 – è la<br />

Parigi fin de siècle in cui accorrevano artisti e letterati <strong>di</strong> tutto il mondo, quella<br />

della belle époque, delle spettacolari Esposizioni Universali, delle origini delle<br />

avanguar<strong>di</strong>e, dell’illuminazione a gas e <strong>degli</strong> omnibus trainati da cavalli, del<br />

Mulin Rouge e delle Folies Bergère, del momento <strong>di</strong> gloria dei café, dell’impennata<br />

dei salons prima del loro definitivo declino. Erano questi, in sintesi, per<br />

Parigi, quelli che Roger Shattuck ha con un’efficace espressione definito gli<br />

anni del banchetto, “l’allegra fanciullezza della nostra epoca”. 183<br />

181<br />

R. BURNAND, Paris 1900, Paris, Hachette, 1963, p. 396.<br />

182<br />

Ibidem.<br />

183<br />

R. SHATTUCK, The Banquet Years. The origins of the Avant-Garde in France. 1885<br />

to World War I, New York, Vintage Books, 1955, trad. it. a cura <strong>di</strong> F. Cezzi, Gli anni del banchetto.<br />

Le origini dell’avanguar<strong>di</strong>a in Francia (1885-1918), Bologna, Il Mulino, 1990, p. 33.<br />

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