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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Il teatro ottocentesco: attori, drammaturghi, librettisti e plagiari<br />

«Illustrazione universale» (così come su «Le Théâtre»), egli aveva esaminato la<br />

possente fisicità ed i tratti me<strong>di</strong>terranei della star italiana sostenendo che queste<br />

peculiarità <strong>di</strong> Rossi, grazie alla sua bravura interpretativa, non costituivano per<br />

lui un ostacolo, ma anzi apparivano quasi inosservate nel momento in cui egli<br />

indossava le vesti del principe danese Amleto, pur essendo ben lungi dal possedere<br />

(nonostante, afferma il giornalista, ci sia stato uno scrittore tedesco a sostenere<br />

l’esatto contrario in un suo volume) l’estrema magrezza a questi tra<strong>di</strong>zionalmente<br />

attribuita:<br />

M. Rossi, tout le premier, interprète Shakspeare comme il le sent. Ne force pas la<br />

nature; il entre dans l’esprit du rôle, mais en restant lui-même. C’est, par exemple, un<br />

Hamlet méri<strong>di</strong>onal […]; mais, malgré ses cheveux bruns, son très-beau costume noir à<br />

fraise blanche très-ouverte sur le devant, ses formes en même temps trop fortes et trop<br />

élégantes, ses façon très-négligemment raffinées de se draper, il est, si nous ne nous<br />

trompons, plus shaksperien que bien d’autres, quoiqu’il le devienne à sa manière. 28<br />

Di questo “meraviglioso istinto” e del calarsi dell’attore italiano, talvolta<br />

ar<strong>di</strong>tamente, in ruoli che davano vita non <strong>di</strong> rado a rischiose interpretazioni, ma<br />

che risultavano, alfine, “più shakspeariane” <strong>di</strong> quelle messe in atto da interpreti<br />

più fedeli a copioni più eru<strong>di</strong>ti, <strong>Gualdo</strong> torna a parlare al cospetto del pubblico<br />

<strong>di</strong> lettori italiani. 29 Nelle sue pagine egli dà grande spazio, per illuminare il non<br />

troppo preparato pubblico coevo, alla genialità del grande drammaturgo inglese<br />

dell’età elisabettiana, quello Shakespeare che in ogni sua opera “personifica una<br />

passione umana e in tal modo la scolpisce che rimane <strong>di</strong>nnanzi allo sguardo <strong>di</strong><br />

chi l’ha veduta come un immagine eterna”: 30 alla sua modernità (“cosa havvi”,<br />

scrive infatti, “<strong>di</strong> più moderno che il pensiero morboso dominante l’azione, che<br />

la follia e la ragione stranamente mescolate?”, riferendosi all’Amleto, capolavoro<br />

scritto tre secoli prima con una ar<strong>di</strong>tezza <strong>di</strong> concetto ed una novità <strong>di</strong> forma<br />

da sembrare “dettato oggi”) 31 che consiste specialmente nel riuscire a trovare<br />

“un’eco nell’anima <strong>di</strong> tutti”, si affianca la capacità <strong>di</strong> Rossi <strong>di</strong> riuscire a trasmettere<br />

alle platee il vero “scopo del poeta (da pochi avvertito)”. 32<br />

28 L. GUALDO, Représentations de M. Ernesto Rossi, cit., p. 154.<br />

29 ID., Ernesto Rossi, cit., p. 93.<br />

30 Ivi, p. 91.<br />

31 Ivi, p. 93.<br />

32 Ivi, p. 91.<br />

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