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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Il teatro ottocentesco: attori, drammaturghi, librettisti e plagiari<br />

luglio 1894, sempre alla marchesa Litta Mo<strong>di</strong>gnani, affinché invitasse anche<br />

suo figlio Giuseppe ad assistere allo spettacolo quando la tournée sarebbe giunta<br />

nei pressi <strong>di</strong> Villa Mirabello:<br />

Quì pure il Falstaff va in scena dopo domani. Domani c’è la prova generale con la<br />

stessa compagnia <strong>di</strong> Parigi – meno Maurel, rimpiazzato da Forgerès che certo lo vale.<br />

Dovreste far venire il Peppino a Varese per la prima rappresentazione. 187<br />

Non è noto, mancando le sue risposte nel carteggio con il cugino, se effettivamente<br />

Giulietta si sia recata a vedere l’opera boitiana a Varese; tuttavia dai<br />

successivi messaggi <strong>di</strong> <strong>Gualdo</strong> si evince che essa aveva continuato a riscuotere<br />

incre<strong>di</strong>bili successi – persino oltreoceano – e che la marchesa l’aveva applau<strong>di</strong>ta<br />

a Milano nel gennaio 1896:<br />

A proposito <strong>di</strong> Falstaff, e del suo nuovo grande successo al Dal Verme, <strong>di</strong> cui mi<br />

parli – ho visto un giorno dai Barbavara, M.me Maurel che mi <strong>di</strong>sse che suo marito,<br />

attualmente a New York e <strong>di</strong>ce lei più che mai in voce, trionfa principalmente in<br />

quell’opera <strong>di</strong> cui il pubblico va più pazzo che mai”. 188<br />

Risalgono allo stesso periodo le ultime lettere che <strong>Gualdo</strong> aveva in<strong>di</strong>rizzato<br />

a Boito, mettendolo al corrente dei suoi immensi sforzi nel tentativo <strong>di</strong> riprendere<br />

l’attività narrativa, abbandonata da tempo a causa del grave male che lo attanagliava.<br />

Il ricordo dell’amico, del suo infaticabile attaccamento al lavoro,<br />

coltivato con costanza ed indefessitu<strong>di</strong>ne, costituiva per lui un decisivo incentivo<br />

in quegli anni in cui, infermo nel corpo e depresso nel morale, anche la sua<br />

brillante intelligenza aveva subito i duri colpi inferti dalle sempre più frequenti<br />

crisi epilettiche: “penso a te costantemente”, scriveva al caro Arrigo nell’ottobre<br />

’95, “cioè ogni volta che dovrei scrivere, il che vuol <strong>di</strong>re più volte al giorno”,<br />

ma contestualmente gli comunica che non passa istante in cui non si senta<br />

avvilito per la sua con<strong>di</strong>zione, cercando <strong>di</strong> “scongiurare questa jettatura che da<br />

infinito tempo mi opprime, e dalla quale ho abbastanza a un punto che non so<br />

ridere”. 189 Come si legge nel testamento apparso sul «Corriere della Sera», 190<br />

Parigi al seguito dell’amico me<strong>di</strong>co Barbavara che si recava sempre in Provenza in quel periodo<br />

dell’anno e che per <strong>di</strong> più riteneva molto salutare per il malato le cure termali <strong>di</strong> Aix-les-bains.<br />

187<br />

Fondo <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, Z 80 suss, b.2(18). Lettera del 29 luglio 1894.<br />

188<br />

Ivi, b.3(28). Documento del 15 gennaio 1896.<br />

189<br />

P. DE MONTERA, <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, cit., p. 307. Lettera 6 a Boito.<br />

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