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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’analisi delle “nuove formole” del romanzo francese<br />

[…] un riso orribile, macabro, agita i muscoli facciali del moribondo. Inorri<strong>di</strong>ta,<br />

essa [Faustin] si copre il viso con le mani per non vedere, poi, dopo un lungo tempo,<br />

vinta da un’angosciosa curiosità, s’arrischia a guardare. E la curiosità a poco a poco le<br />

<strong>di</strong>minuisce lo spavento, le toglie perfino qualcosa del suo dolore. E allora non può cessare<br />

dall’osservare. E involontariamente dapprima, per contagioso istinto, imita il poveretto<br />

in tutte le mosse delle sue labbra, nel convulso riso <strong>di</strong> quei lineamenti contorti.<br />

“Et ce spectacle”, <strong>di</strong>ce l’autore, “tuant pour un moment l’amante faisait rentrer<br />

l’actrice dans la femme”, e l’attrice dalla imitazione involontaria passa quasi senza accorgersene<br />

alla imitazione stu<strong>di</strong>ata, e si volta per guardarsi in uno specchio come se<br />

stu<strong>di</strong>asse una parte per un dramma! 172<br />

Faustin, che sin dal principio della sua recensione <strong>Gualdo</strong> aveva descritto<br />

come un personaggio in cui “la donna e l’attrice si compenetrano sì fittamente<br />

in lei che l’una invade ad ogni istante il campo dell’altra”, 173 ritrova quin<strong>di</strong>, nella<br />

conclusione del volume, la sua più genuina ispirazione attraverso una scena<br />

che nel suo essere terribilmente macabra conserva un effetto <strong>di</strong> verità assoluta.<br />

A detta del critico “la personalità della donna <strong>di</strong> teatro, con la sua morbosità,<br />

con la lotta tra la femmina e l’artista, con la bontà e la malvagità inconscienti<br />

l’una dell’altra, non fu mai così sapientemente me<strong>di</strong>tata, così efficacemente posta<br />

in luce”. 174 Molte congetture sono state avanzate dagli stu<strong>di</strong>osi per tentare <strong>di</strong><br />

identificare il personaggio <strong>di</strong> Faustin con una donna reale, teorie tra le quali le<br />

più accre<strong>di</strong>tate sono quelle che riconducono il soggetto finzionale alle attrici<br />

Rachel Felix (1820-1858), Sarah Bernhardt (1844-1923) e Réjane (1857-1920).<br />

Tuttavia, per quanto si sia potuto speculare su tale ipotetica in<strong>di</strong>viduazione, non<br />

esiste alcuna fonte documentaria, compreso il preziosissimo Journal in grado <strong>di</strong><br />

fornire un’in<strong>di</strong>cazione precisa o che comunque faccia propendere verso uno dei<br />

personaggi femminili proposti.<br />

Forse riportare la vicenda e le caratteristiche della donna ideata da Goncourt<br />

a qualcuno effettivamente esistito non è possibile perché, come sostiene<br />

Katherine Ashley, “La Faustin is neither ‘real’ nor ‘realistic’, it is not a ‘study’<br />

based on a particular empirical case” 175 e forse, come propone <strong>Gualdo</strong> nella<br />

conclusione del suo articolo, essa “è un temperamento d’artista e <strong>di</strong> parigina<br />

172<br />

L. GUALDO, L’ultimo romanzo <strong>di</strong> Goncourt [La Faustin], cit., p. 118.<br />

173<br />

Ibidem.<br />

174<br />

Ivi, p. 119 (corsivi miei).<br />

175<br />

K. ASHLEY, Edmond de Goncourt and the Novel…, cit., p. 107.<br />

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