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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Il teatro ottocentesco: attori, drammaturghi, librettisti e plagiari<br />

trama <strong>di</strong> appoggio su cui innestare una personale interpretazione” davano unità<br />

allo spettacolo e permettevano la ricerca dell’effetto e della sorpresa “puntando<br />

sulla costruzione psicologica del personaggio”. 23 In tale <strong>di</strong>rezione agirà, ad esempio,<br />

Boito nel montare pièces teatrali (come farà a partire dal 1887 traducendo<br />

Antonio e Cleopatra, Romeo e Giulietta e Macbeth), forgiando testi cuciti<br />

su misura per l’allora sua compagna Eleonora Duse; analogamente, racconta<br />

<strong>Gualdo</strong>, i testi shakespeariani erano stati mutilati per meglio accordarsi alle caratteristiche<br />

<strong>di</strong> Rossi dal suddetto Rusconi, al quale era stato consentito <strong>di</strong> applicare<br />

“dans les trage<strong>di</strong>es de Shakspeare, des changement de texte, des transpositions<br />

de scènes. Dans Hamlet, par exemple, le <strong>di</strong>scours aux comé<strong>di</strong>ens<br />

suivait immé<strong>di</strong>atement leur présentation au prince; dans Othello, le personage<br />

de Bianca était supprimé, ainsi que plusieurs scènes du Roi Lear”. 24<br />

Questa breve, ma attenta analisi delle mo<strong>di</strong>fiche apportate ai drammi <strong>di</strong><br />

Shakespeare sembrerebbe confermare le parole <strong>di</strong> De Roberto che volevano<br />

<strong>Gualdo</strong> esperto anche del patrimonio culturale britannico, “della letteratura<br />

francese e della inglese possessore come della propria”; 25 d’altro canto la critica<br />

gual<strong>di</strong>ana avvalora le parole <strong>di</strong> Eugenio Torelli-Viollier che, nel suo Corriere,<br />

prima <strong>di</strong> illustrare e commentare una lettera inviatagli dallo stesso Ernesto Rossi,<br />

si esprime sulla troppo esigua <strong>di</strong>ffusione dei testi del drammaturgo britannico<br />

in Italia, motivando la cattiva conoscenza delle sue opere soprattutto attraverso<br />

la mancanza <strong>di</strong> una buona traduzione nella nostra lingua; “sarebbe tempo<br />

che qualche poeta <strong>di</strong> voglia”, scrive il futuro fondatore del «Corriere della Sera»<br />

– rivelando la sua indole <strong>di</strong> grande impren<strong>di</strong>tore della carta stampata –, “ci<br />

donasse Shakespeare e, che un qualche e<strong>di</strong>tore ne facesse un’e<strong>di</strong>zione economica.<br />

Siamo nel secolo delle e<strong>di</strong>zioni economiche: si dà Dante per una lira”. 26<br />

In questo medesimo intervento il giornalista cita l’articolo <strong>di</strong> <strong>Gualdo</strong> su<br />

Rossi e riferisce, inoltre, che qualcuno, durante una delle rappresentazioni al<br />

Dal Verme, gli aveva detto che quello dell’attore livornese era stato un bellissimo<br />

Amleto “molto meri<strong>di</strong>onale”. 27 Ebbene, alla luce della lettura <strong>degli</strong> interventi<br />

gual<strong>di</strong>ani, si potrebbe ipotizzare che, ad esprimere questo parere, fosse<br />

stato proprio <strong>Gualdo</strong> (caro amico <strong>di</strong> Torelli-Viollier) visto che, in effetti, sulla<br />

23 S. FERRONE – F. SIMONCINI, Il teatro, cit., p. 928.<br />

24 L. GUALDO, Représentations de M. Ernesto Rossi, cit., pp. 152-153.<br />

25 F. DE ROBERTO, Casa Verga e altri saggi verghiani, cit., p. 194.<br />

26 E. TORELLI-VIOLLIER, Corriere, in «L’Illustrazione Universale», 3 gennaio 1875.<br />

27 Ibidem.<br />

191

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