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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Il teatro ottocentesco: attori, drammaturghi, librettisti e plagiari<br />

unico Dopo morto (1857), i successi <strong>di</strong> Una missione <strong>di</strong> donna (1863), ma soprattutto<br />

de Gli onesti (1865) e de I mariti (1867) – ai cui trionfi un importante<br />

contribuito era stato dato dalla compagnia Bellotti-Bon – Torelli non era <strong>di</strong>fatti<br />

più riuscito ad eguagliare l’altezza raggiunta con le opere giovanili. Appena<br />

ventiseienne il comme<strong>di</strong>ografo sembrava destinato ad un lento ed inesorabile<br />

declino: le opere precedenti a I mariti erano parse la naturale preparazione al<br />

capolavoro, quelle seguenti sembrarono attestare il rifugio dell’autore nella letteratura<br />

teatrale <strong>di</strong> svago, che esaltava le virtù morali e la rettitu<strong>di</strong>ne privata. 223<br />

Con la comme<strong>di</strong>a Triste realtà (1871) Torelli aveva finalmente sperato <strong>di</strong> tornare<br />

agli antichi splendori, ma, in verità, neppure la Scrollina (me<strong>di</strong>ocre comme<strong>di</strong>a<br />

tratta da un cattivo dramma) magistralmente interpretata da Eleonora Duse<br />

era riuscita a riscattare gli onori un tempo tributati al suo nome d’artista. Eppure,<br />

nonostante le poco lusinghiere parole del francese Amedée Roux, proprio<br />

pochi giorni prima che il volume <strong>di</strong> questi uscisse nelle librerie parigine, Torelli<br />

otteneva alfine, ancora una volta, il tanto agognato successo <strong>di</strong> critica e pubblico<br />

a seguito della prima partenopea del suo nuovo lavoro, la comme<strong>di</strong>a Il matrimonio<br />

<strong>di</strong> un matto.<br />

Fer<strong>di</strong>nando Martini, che aveva assistito a questa rappresentazione svoltasi<br />

al teatro Sannazaro, pur non essendo un facile lodatore, aveva osannato l’opera<br />

<strong>di</strong> Torelli in un suo articolo da Posillipo, sostenendo che in essa i <strong>di</strong>fetti risultavano<br />

largamente compensati dai pregi: una volta aver esposto l’argomento della<br />

comme<strong>di</strong>a, egli aveva incentrato il suo intervento sul carattere della trovata che<br />

gli era parso decisamente originale, sebbene lo avesse definito più originale che<br />

vero. Ebbene, imme<strong>di</strong>atamente dopo l’uscita <strong>di</strong> tale recensione, sulle pagine del<br />

«Fanfulla della domenica» veniva pubblicato un secondo articolo, a firma C. R.,<br />

inerente alla medesima opera, articolo con il quale l’autore, citando ampi passi<br />

dalle pagine del Martini, mirava a contestare come, invece, la trovata del comme<strong>di</strong>ografo<br />

napoletano non fosse affatto originale, ma fosse stata invece presa<br />

<strong>di</strong> peso dal romanzo <strong>di</strong> <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong> Un mariage excentrique, stampato in<br />

Francia ben tre anni prima, nel 1879 e nel frattempo – aggiungeremo – tradotto<br />

in inglese (A strange marriage: story of Italian life) da Laura E. Kendall e pubblicato<br />

a New York nel 1881 da Munro, 224 prima ancora <strong>di</strong> esser volto in italia-<br />

223 AA. VV., Achille Torelli giornalista, comme<strong>di</strong>ografo, bibliotecario. Mostra bibliografica<br />

documentaria iconografica, <strong>Napoli</strong>, Bibl. Naz. “Vittorio Emanuele <strong>II</strong>I”, 1991, p. 10.<br />

224 L. GUALDO, A strange marriage: story of Italian life, tr. by Laura E. Kendall, New<br />

York, G. Munro, 1881. Si è trovata notizia dell’esistenza <strong>di</strong> questa versione inglese del testo<br />

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