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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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glia – ed innamorato esclusivamente dell’arte, <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong> interverrà, pertanto,<br />

su tutti i più rinomati perio<strong>di</strong>ci milanesi (ed in seguito anche fiorentini, bolognesi<br />

e, dagli anni ’80, soprattutto romani) per promuovere i più promettenti –<br />

ma ancora sconosciuti – autori d’Italia e, a maggior ragione, per far conoscere<br />

al <strong>di</strong> qua delle Alpi i più innovativi fermenti letterari nascenti e poi trionfanti in<br />

Francia. Svincolato da qualsiasi tipo <strong>di</strong> contratto egli scriverà, dunque, soltanto<br />

<strong>di</strong> chi vorrà davvero scrivere, e <strong>di</strong>rà, nei suoi articoli, soltanto <strong>di</strong> chi o <strong>di</strong> cosa<br />

meritava, a suo parere, <strong>di</strong> esser detto. Un para<strong>di</strong>gma, il suo, in perfetta sintonia<br />

con la politica del <strong>di</strong>rettore del giornale ambrosiano su cui <strong>Gualdo</strong> firmerà il<br />

suo più cospicuo numero <strong>di</strong> interventi, quel «Corriere della Sera» gestito dall’amico<br />

Torelli Viollier noto per essere solito affermare una frase presto <strong>di</strong>venuta<br />

celebre: “Il pubblico perdona più facilmente un articolo appassionato ed<br />

ingiusto che certi artificiosi silenzi”. 82 Senza dubbio appassionati, gli interventi<br />

gual<strong>di</strong>ani, ad ogni modo, molto <strong>di</strong>fficilmente sbagliavano ad andare a segno.<br />

Attestati non solo dalle sue recensioni, ma anche – come si avrà modo <strong>di</strong><br />

vedere <strong>di</strong> volta in volta nei successivi capitoli – dalle riflessioni critiche e stilistiche<br />

presenti nei suoi carteggi, i meriti gual<strong>di</strong>ani nella sua pluridecennale ‘carriera’<br />

<strong>di</strong> me<strong>di</strong>atore culturale erano stati messi in luce già dai suoi contemporanei.<br />

Primo fra tutti era stato Gerolamo Rovetta, che all’indomani dell’uscita e<br />

del gran successo <strong>di</strong> Decadenza, aveva decantato, accanto alle qualità dello<br />

scrittore, quelle dell’ottimo critico preventivo affermatosi nella sua città d’origine<br />

come uno tra i più noti consiglieri <strong>degli</strong> artisti e come punto <strong>di</strong> contatto tra<br />

poeti, romanzieri, drammaturghi, attori, musicisti e giornalisti separati dalla<br />

cortina delle Alpi. 83 D’altronde non è <strong>di</strong>fficile supporre che, se le frontiere culturali<br />

tra i due paesi non fossero state così altamente permeabili, un’osmosi tanto<br />

attiva ed efficace quale quella propugnata da <strong>Gualdo</strong> non sarebbe mai stata<br />

possibile: era piuttosto raro, <strong>di</strong>fatti, che i processi <strong>di</strong> translation culturelle potessero<br />

avere luogo seguendo un’unica <strong>di</strong>rezione; essi avvenivano e tuttora avvengono,<br />

invece, <strong>di</strong> norma – come afferma Vouvelle –, “sous forme de va-etvient<br />

de la source émettrice vers le recepteur et retour, dans un mouvement qui,<br />

82<br />

E. TORELLI VIOLLIER, La stampa e la politica, in AA. VV., Milano 1881, Milano,<br />

Ottino, 1881, p. 142.<br />

83<br />

G. ROVETTA, Decadenza <strong>di</strong> <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, in «Don Chisciotte della Mancia», 24 marzo<br />

1892, rist. in Appen<strong>di</strong>ce a L. GUALDO, Romanzi e Novelle, cit., pp. 1225-1226.<br />

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