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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’esperienza cosmopolita del passeur culturel<br />

<strong>di</strong> aggregazione, molto resta ancora da <strong>di</strong>re su cosa si faceva al suo interno e,<br />

ancor <strong>di</strong> più, su come ciò che vi accadeva potesse influenzare la vita e la cultura<br />

dell’epoca. In particolare, in relazione alle vecende gual<strong>di</strong>ane, si terranno in<br />

considerazione soprattutto le esperienze <strong>di</strong> due salotti lombar<strong>di</strong>, quello della<br />

contessa Chiarina Maffei e quello <strong>di</strong> donna Vittoria Cima, oggetto d’interesse<br />

del presente stu<strong>di</strong>o non solo in vista della <strong>di</strong>mensione assolutamente non provinciale<br />

bensì “italiana” (e anzi cosmopolita), ma anche perché entrambi annoverano,<br />

tra i loro frequentatori abituées, <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>.<br />

Il periodo che va dagli anni ’50 alla fine del secolo rappresenta per Milano<br />

l’epoca d’oro del loisir. “Nella momentanea eclissi della politica, nella sor<strong>di</strong>na<br />

imposta dalla vita militare, i riti associativi […] cominciano nel frattempo a riprendere<br />

slancio”. 134 In questa città in cui le barriere <strong>di</strong> classe iniziavano pian<br />

piano a cadere, gli intellettuali, per accedere ai luoghi <strong>di</strong> confronto, non dovevano<br />

più, ormai, superare rigide demarcazioni. L’accesso alle proprie riunioni<br />

era gestito delle più note salonnières in maniera tale che tra il loro pubblico ci<br />

fosse costantemente un “rimescolamento delle carte”: 135 attraverso un’accurata<br />

selezione era infatti possibile introdurre nuovi elementi tra le schiere dei frequentatori<br />

dei salotti, la cui linfa vitale consisteva proprio nella ricerca <strong>di</strong> commistione<br />

tra realtà ed orientamenti <strong>di</strong>versi, nella “coesistenza <strong>di</strong> opinioni <strong>di</strong>fferenti,<br />

purché culturalmente fondate”. 136 Così, accanto a coloro che, per <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong><br />

nascita, partecipano alla vita salottiera – dal momento che molto spesso il salotto<br />

è costituito in prima istanza dall’incrocio <strong>di</strong> alcuni gran<strong>di</strong> gruppi familiari legati<br />

tra loro da vincoli <strong>di</strong> sangue e <strong>di</strong> patrimonio –, si aggiungono coloro che<br />

vengono, col tempo, acquisiti. È l’intellettuale, soprattutto, ad essere cooptato;<br />

la scelta avviene sulla base “<strong>di</strong> una fama già conquistata, <strong>di</strong> un lungo tirocinio<br />

già combattuto e che si è svolto tutto al <strong>di</strong> fuori delle mura protettive <strong>di</strong> una <strong>di</strong>mora<br />

aristocratica”. 137 Celebre è il caso <strong>di</strong> Giovanni Verga che, ormai uscito<br />

grazie ai propri meriti letterari dal modesto anonimato cui la maggior parte <strong>degli</strong><br />

appartenenti alla sua classe erano condannati, venne introdotto nel salotto <strong>di</strong><br />

Chiara Maffei dai suoi primi amici milanesi, Arrigo Boito e <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>. Da<br />

un articolo <strong>di</strong> Raffaello Barbiera su Giovanni Verga nella vita letteraria e mon-<br />

134<br />

M. MERIGGI, Milano borghese. Circoli ed élites dell’Ottocento, Venezia, Marsilio,<br />

1992, p. 177.<br />

135<br />

M. I. PALAZZOLO, I salotti <strong>di</strong> cultura nell’Italia dell’800. Scene e Modelli, cit., p. 42.<br />

136 Ivi, p. 39.<br />

137 Ivi, p. 41.<br />

43

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