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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’esperienza cosmopolita del passeur culturel<br />

agli inizi del 1930, che il suo salotto, attivo da oltre un sessantennio – e anacronisticamente<br />

rimasto aperto fino al giugno 1929! –, cessò <strong>di</strong> esistere. Compagna<br />

<strong>di</strong> sonate a quattro mani con Boito, la “zingara luterana”, come la definsce in<br />

una lettera ine<strong>di</strong>ta a lei rivolta l’affezionato cugino <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong> (donna Vittoria<br />

era, più precisamente, cugina germana <strong>di</strong> Selene Ruga Taccioli, zia acquisita,<br />

per parte materna, dello scrittore), 168 inaugurò l’accesso alle sale della sua<br />

<strong>di</strong>mora <strong>di</strong> via Borgospesso nel lontano 1860, quando cioè, scomparsi la madre<br />

ed i nonni, donna Vittoria si era trasferita definitivamente a Milano dopo aver a<br />

lungo vissuto in Francia. Quello che inaugurò fu un salotto “un poco rampollo<br />

ed un poco secessione <strong>di</strong> quello Maffei”, 169 ma certamente più orientato in senso<br />

liberale, sia dal punto <strong>di</strong> vista politico sia in chiave culturale e letteraria, vista<br />

l’educazione transalpina della stessa Cima. Se molti furono i frequentatori comuni<br />

ad entrambi i salons, a cominciare dai rappresentanti della Scapigliatura –<br />

ma pure Verga e De Roberto durante i loro soggiorni lombar<strong>di</strong> –, tuttavia donna<br />

Vittoria poteva annoverare tra i suoi fedelissimi anche i primi protagonisti<br />

dell’industria milanese (come Giuseppe Colombo, Ernesto De Angeli, Giovanni<br />

Battista Pirelli), alcuni rappresentanti dell’Italia liberale (quale Massimo<br />

d’Azeglio), e valenti musicofili e critici musicali come Filippo Filippi, Alfredo<br />

Catalani, Franco Faccio e Salvatore Andreoli.<br />

Il salotto visse un momento <strong>di</strong> crisi nel 1866, quando gran parte dei frequentatori<br />

accorse ad arruolarsi per la guerra <strong>di</strong> liberazione del Veneto dal dominio<br />

austriaco. Onnipresente rimase <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, cui “les autorités militaires,<br />

constatant un état de santé précaire, avaient refusé son engagement“. 170 Secondo<br />

Giuseppe Gallavresi – che ha de<strong>di</strong>cato un articolo al salotto Cima – tutti, in<br />

quell’anno <strong>di</strong> guerra, abbandonarono la padrona <strong>di</strong> casa “salvo un cugino <strong>di</strong><br />

donna Vittoria, malaticcio e mezzo francese tanto da scrivere i suoi romanzi in<br />

quella lingua, <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>”. 171 Spirito affine al suo <strong>di</strong>letto nipote, la stessa padrona<br />

<strong>di</strong> casa, aveva da sempre subito l’influenza della cultura francese e, nonostante<br />

avesse instaurato numerose relazioni con rappresentanti del pensiero<br />

germanico – ad esempio con Fer<strong>di</strong>nand Lasalle, tedesco d’elezione –, essa, si-<br />

168<br />

Lettera 27, ine<strong>di</strong>ta s.l. e s.d., <strong>di</strong> <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>. Fondo Vittoria Cima, c.3 b.40(27). Cfr.,<br />

inoltre, D. ZANETTI – F. ARESE, La demografia del patriziato milanese nei secoli XV<strong>II</strong>,<br />

XV<strong>II</strong>I, XIX, Pavia, Istituto <strong>di</strong> Storia Economica, 1972.<br />

169<br />

G. GALLAVRESI, Il salotto <strong>di</strong> donna Vittoria Cima, cit., p. 367.<br />

170<br />

P. DE MONTERA, <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong> (1844-1898), cit., p. 14.<br />

171<br />

G. GALLAVRESI, Il salotto <strong>di</strong> donna Vittoria Cima, cit., p. 367.<br />

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