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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Il teatro ottocentesco: attori, drammaturghi, librettisti e plagiari<br />

cera amicizia, fattore questo che aveva contribuito ad ottimizzare quella sinergia<br />

da cui sono scaturiti capolavori come Otello (1887) e Falstaff (1893).<br />

Scrivendo da Villa Mirabello a Varese a Giovanni Verga in Sicilia, nell’estate<br />

del 1886, <strong>Gualdo</strong> lo aveva informato che da tempo non aveva più avuto la<br />

possibilità <strong>di</strong> vedere il comune amico Boito, detto il “commendatore magro” –<br />

in opposizione al “commendatore grasso”, soprannome con cui familiarmente i<br />

due amici erano soliti riferirsi a Giuseppe Giacosa – e questo perché “è sempre<br />

impegnato in delittuose conversazioni con Ver<strong>di</strong> a proposito dell’Otello che<br />

sembra proprio verrà rappresentato nell’inverno”. 176 Difatti, la prima dell’opera<br />

ebbe luogo alla Scala il 5 febbraio 1887; <strong>Gualdo</strong>, che era presente – e che in tale<br />

occasione aveva procurato, con l’ausilio anche <strong>di</strong> Giacosa, un biglietto per la<br />

Duse nel teatro al gran completo – allo strepitoso successo, aveva commentato<br />

con entusiasmo l’esito della rappresentazione in<strong>di</strong>rizzando una lettera all’amico<br />

francese Montesquiou, al quale aveva anche raccontato del grande afflusso <strong>di</strong><br />

stranieri giunti a Milano in occasione dell’evento operistico:<br />

Je ne suis pas mort ainsi que vous pourriez le croire. Tout a eu lieu, même la première<br />

d’Otello, qui a été un colossal triomphe. Tout aura lieu, même La seconde représentation<br />

qu’on attend depuis plusieurs jours et qui est retardée par la mala<strong>di</strong>e du Moor<br />

of Venice en personne. Beaucoup de monde est arrivé de Paris ; quelques.uns sont déjà<br />

repartis, d’autres restent ou viendront. 177<br />

All’interno dello stesso messaggio – nel cui post scriptum veniva riba<strong>di</strong>to<br />

che “Otello est un chef-d’oeuvre” – <strong>Gualdo</strong> aveva inoltre narrato al conte Robert<br />

<strong>di</strong> aver fatto la conoscenza, e <strong>di</strong> aver ricevuto un’ottima impressione, in occasione<br />

della prima, del critico musicale della «Revue des deux mondes» Camille<br />

Bellaigue, all’epoca già intimo amico del librettista italiano, anche se, nella<br />

loro corrispondenza, il nome <strong>di</strong> <strong>Gualdo</strong> appare per la prima volta (l’unica altra<br />

menzione è relativa ai giorni della morte del milanese quando Boito scriverà<br />

al critico francese: “Mon paure ami <strong>Gualdo</strong> a fini de souffrir: c’étatit un noble<br />

esprit et un coeur fidele”) 178 in una testimonianza piuttosto tarda: tale lettera,<br />

176<br />

Lettera X<strong>II</strong> <strong>di</strong> <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong> a Giovanni Verga s.d. [ma 4 agosto 1886] in G. RAYA,<br />

Ine<strong>di</strong>ti verghiani. Ventisei lettere <strong>di</strong> <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, cit., p. 135.<br />

177<br />

Lettera XX<strong>II</strong>I datata “Milan, 11 février [1887]”, in V. DONATO RAMACIOTTI, <strong>Luigi</strong><br />

<strong>Gualdo</strong> e Robert de Montesquiou (con lettere ine<strong>di</strong>te), cit., p. 343.<br />

178<br />

A. BOITO, Lettere, raccolte ed annotate da Raffaello de Rensis, Roma, Novissima,<br />

1932, p. 321.<br />

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