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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’esperienza cosmopolita del passeur culturel<br />

samente non c’è da far confronto. V’erano anche le Casanova, che mi sembrano<br />

in quelle sale pesci fuor d’acqua”. 158<br />

Dalla descrizione romanzesca appena citata e dal passo della lettera <strong>di</strong> cui<br />

sopra emerge un altro dato imprescin<strong>di</strong>bile della vita salottiera, un dato relativo<br />

al ruolo assolutamente centrale dello spazio riservato alla causerie. Ancora una<br />

volta è il suo contemporaneo Gerolamo Rovetta a raccontare che lo stesso <strong>Luigi</strong><br />

<strong>Gualdo</strong> veniva considerato un ottimo conversatore (e come tale riconosciuto –<br />

lo si è già detto – anche a livello internazionale) 159 e che era molto apprezzato<br />

soprattutto per “la sua parola lenta, insinuante, morbida, che anche nel narrare<br />

non perde nessuna flessuosità dello stile”. 160 La causerie costituisce l’anima del<br />

salotto ed è al tempo stesso fondamento della sua funzione informativa, formativa<br />

e legittimante. Per quanto, infatti, lo scopo più evidente che si prefiggono<br />

tutti coloro che varcano la soglia <strong>di</strong> una <strong>di</strong>mora salottiera sia il <strong>di</strong>vertimento, 161<br />

tuttavia il parlare collettivo è regolato da una serie <strong>di</strong> finalità: innanzitutto<br />

l’ascolto <strong>degli</strong> altri, lo stu<strong>di</strong>o delle opinioni <strong>di</strong> chi interviene e della sua psicologia;<br />

<strong>di</strong> conseguenza anche la ricerca continua <strong>di</strong> ruoli e <strong>di</strong> strategie per<br />

l’affermazione <strong>di</strong> sé. Attraverso la conversazione l’in<strong>di</strong>viduo si autoregola e si<br />

confronta con il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> parola <strong>degli</strong> altri: il rispetto delle regole contribuisce<br />

all’educazione in<strong>di</strong>viduale, sicché la causerie salottiera assume anche un forte<br />

significato sociale. Inoltre, nei salons – dove <strong>di</strong> norma non manca la presenza<br />

femminile – esiste un particolare tipo <strong>di</strong> linguaggio che riveste un ruolo fondamentale,<br />

quello galante (e le lettere <strong>di</strong> <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong> a Vittoria Cima riportano<br />

oggi alla luce molti episo<strong>di</strong> relativi a questa tipologia <strong>di</strong> <strong>di</strong>namiche). “Si può<br />

anzi affermare”, sostiene Maria Teresa Mori, “che nella galanteria si realizzi in<br />

qualche modo la pantomima stessa della socievolezza salottiera: ciò che conta<br />

non è il raggiungimento <strong>di</strong> uno scopo preciso, ma il gioco in sé, l’arte maliziosa<br />

e lieve della finzione”. 162 Non a caso Guy de Maupassant riteneva che le qualità<br />

necessarie ad un giovane per entrare nella <strong>di</strong>plomazia erano etre beau garçon,<br />

avoir l’habitude des salons, savoir causer avec les femmes et les séduire.<br />

158<br />

Ibidem.<br />

159<br />

Cfr., supra, la testimonianza <strong>di</strong> Blanche Roosevelt riportata nel paragrafo 1.1 Il cosmopolitismo<br />

malinconico e sognante <strong>di</strong> <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>.<br />

160<br />

G. ROVETTA, Decadenza <strong>di</strong> <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, cit., p. 1228.<br />

161<br />

M. I. PALAZZOLO, I salotti <strong>di</strong> cultura nell’Italia dell’800. Scene e modelli, cit., p. 55.<br />

162<br />

M. T. MORI, Salotti. La sociabilità delle élites nell’Italia dell’Ottocento, cit., p. 43.<br />

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