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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Tra carteggi e recensioni: <strong>Gualdo</strong> e i romanzieri italiani<br />

moderno <strong>di</strong> Fogazzaro”. 272 Così, se il milanese era stato etichettato, in maniera<br />

molto riduttiva, come bohémien doré, similmente al fiorentino era toccata l’altrettanto<br />

superficiale definizione <strong>di</strong> professor of enjoyment, come ricorda Mario<br />

Praz in un ritratto realizzato in occasione della sua morte. 273<br />

Antecedente al periodo in cui Placci e <strong>Gualdo</strong> cominceranno a frequentarsi<br />

con una certa assiduità a Parigi (e cioè dal 1893 in poi) è la lettera con cui il critico<br />

milanese ringrazia l’amico per l’invio del suo primo romanzo, il già menzionato<br />

Furto: 274 dopo essersi scusato per non aver risposto alla lettera inviatagli<br />

dal suo corrispondente durante l’estate da Liverpool, <strong>Gualdo</strong> si complimenta<br />

con l’amico Placci per l’eccellente risultato ottenuto con l’opera appena pubblicata,<br />

riferendo <strong>di</strong> aver incominciato a leggerne il testo ancor prima <strong>di</strong> ricevere<br />

una copia da parte sua: “ti ringrazio <strong>di</strong> cuore per avermi spe<strong>di</strong>to il tuo libro. Era<br />

tale l’impazienza mia <strong>di</strong> leggerlo che già lo possedevo quando me lo mandasti<br />

(sebbene assai prontamente) <strong>di</strong> modo che l’ho principiato sopra una copia <strong>di</strong><br />

Dumolard 275 e l’ho finito sulla tua assai più preziosa”. 276<br />

L’impatto iniziale dello scrittore milanese a fronte della lettura del Furto è<br />

nettamente positivo: “a me è piaciuto moltissimo”, scrive infatti a Placci prima<br />

ancora <strong>di</strong> entrare nel dettaglio. 277 Per un critico come <strong>Gualdo</strong> un simile giu<strong>di</strong>zio<br />

è cosa davvero rara: certamente tra le ragioni che influirono sulla sua preferenza<br />

è da annoverarsi il configurarsi <strong>di</strong> quest’opera come “bel caso psicologico svolto<br />

in istu<strong>di</strong>o d’ambiente”; 278 l’ottima prima impressione, inoltre, potrebbe essere<br />

motivata anche attraverso il consenso che egli manifesta per la scelta della<br />

stessa trama del romanzo, un’approvazione, questa, che può essere utile anche<br />

per riba<strong>di</strong>re l’affinità <strong>di</strong> gusto tra i due autori: personaggio principale del testo è<br />

Piero Tavolini, stu<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> storia dell’arte, laureatosi a pieni voti all’Istituto Superiore<br />

<strong>di</strong> Firenze (“né più né meno <strong>di</strong> un Gaetano Salvemini qualunque”, <strong>di</strong>rà<br />

272<br />

G. SPAGNOLETTI, Gilet bianco. Ritratto <strong>di</strong> <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, cit., p. 14.<br />

273<br />

M. PRAZ, Un cortegiano moderno, in Fiori freschi, Firenze, Sansoni, 1943, rist. in<br />

AA. VV., Carlo Placci e l’arte francese del primo Novecento, a cura <strong>di</strong> C. Pizzorusso, Firenze,<br />

SPES, 1977, pp. 5-9.<br />

274<br />

C. PLACCI, Il furto, Milano, Treves, 1892.<br />

275<br />

Casa e<strong>di</strong>trice e libreria milanese.<br />

276<br />

Lettera del 2 novembre [1892], in P. DE MONTERA, <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, cit., pp. 323-326.<br />

277<br />

Ibidem.<br />

278<br />

A. ALBERTAZZI, Il romanzo, Milano, Vallar<strong>di</strong>, 1902, p. 322.<br />

177

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