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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Difatti, secondo la griglia elaborata dal critico, il perfetto cosmopolita deve<br />

poter rispondere ai seguenti requisiti: parlare almeno tre lingue, avere un’inclinazione<br />

naturale ad adattarsi volentieri alle abitu<strong>di</strong>ni straniere, saper mo<strong>di</strong>ficare<br />

il proprio modo <strong>di</strong> vivere ogniqualvolta si trovi ad oltrepassare una frontiera,<br />

tenersi informato me<strong>di</strong>ante la lettura <strong>di</strong> tutti i principali giornali occidentali, essere<br />

una persona colta meglio se con tendenza al temperamento artistico, essere<br />

in grado <strong>di</strong> poter sostenere una conversazione su qualsivoglia argomento <strong>di</strong> attualità,<br />

inclusa la politica. Ebbene, sembra a questo punto quasi superfluo <strong>di</strong>re<br />

che <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong> possedeva in maniera più o meno innata tutte le suddette qualità;<br />

egli non aveva dovuto sforzarsi in alcun modo <strong>di</strong> inculcare in sé quel “sentiment<br />

– flatteur – d’appartenir à une Europe mondaine et sopranationale” da<br />

molti anelato, 59 giacché esso era, da sempre, un sentimento presente nella sua<br />

stessa indole (si pensi soltanto alla naturalezza con cui il giovane studente aveva<br />

raffrontato nelle sue Memorie <strong>di</strong> Viaggio il giar<strong>di</strong>no d’inverno <strong>di</strong> Schwetzingen<br />

con il palazzo <strong>di</strong> cristallo <strong>di</strong> Sydenham – che sosteneva, nel 1858, all’epoca<br />

della redazione del journal, <strong>di</strong> aver già visto –, alla spontaneità con cui aveva<br />

paragonato Bruxelles ad una Parigi in piccolo ed alla imme<strong>di</strong>atezza con la quale,<br />

infine, si era approcciato ai membri <strong>di</strong> una famiglia inglese stabilitasi a Lucerna<br />

sostenendo – con fare da uomo vissuto – <strong>di</strong> averli già tutti conosciuti anni<br />

prima, durante il 1855, nel corso <strong>di</strong> un precedente itinerario compiuto alla tenera<br />

età <strong>di</strong> nove anni). 60<br />

I riferimenti a luoghi e mon<strong>di</strong> vissuti, assaporati nel corso della propria esistenza<br />

sono continui nell’opera <strong>di</strong> <strong>Gualdo</strong>, ma non v’è dubbio che tutta la sua<br />

esperienza <strong>di</strong> viaggiatore possa essere condensata nei suoi soggiorni e nelle sue<br />

considerazioni elaborate a proposito <strong>di</strong> Venezia, la città in cui – non a caso –<br />

Bourget aveva deciso <strong>di</strong> ambientare le vicende <strong>di</strong> Michel Steno (nonostante le<br />

remore dell’amico italiano che, qualche anno prima, aveva scelto come luogo<br />

peninsulare cosmopolita per eccellenza un altro posto: la Firenze capitale che<br />

aveva fatto da scenario al suo primo romanzo francese, Un mariage excentrique).<br />

Quando, infatti, sulle pagine della «Nouvelle Revue» aveva presentato al<br />

pubblico l’argomento della prossima pubblicazione bourgettiana – Cosmopolis,<br />

per l’appunto – <strong>Gualdo</strong> aveva descritto la ‘Perla Regina dell’Adriatico’ nei termini<br />

<strong>di</strong> una “ville qui parfois paraît morte, […], centre spécial de vie cosmopo-<br />

59 Ivi, p. 5.<br />

60 Sul <strong>di</strong>ario <strong>di</strong> Memorie <strong>di</strong> Viaggio del piccolo <strong>Gualdo</strong> cfr. la n. 1 del presente capitolo.<br />

19

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