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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’analisi delle “nuove formole” del romanzo francese<br />

sa che tra il pubblico è presente l’unico uomo da lei mai amato, l’inglese Lord<br />

Annandale, il quale la prega e la convince infine a lasciare senza preavviso il<br />

teatro e ad andare a vivere insieme sulle rive del lago <strong>di</strong> Costanza. Inizialmente<br />

felice per la scelta presa (credendosi certa <strong>di</strong> esser guarita dalla malattia del teatro),<br />

l’ex attrice si de<strong>di</strong>ca anima e corpo all’uomo amato, fino a quando, ben<br />

presto, i ricor<strong>di</strong> scacciati a forza la assalgono provocandole una profonda nostalgia<br />

delle luci della ribalta e anche – come scrive il nostro articolista, profondo<br />

conoscitore e frequentatore del bel mondo dello spettacolo, amico della Duse<br />

e della Bernhardt – “<strong>di</strong> quei trionfi che sono più necessari dell’ossigeno per chi<br />

è nato con la vera vocazione della scena”. 169<br />

La monotona vita <strong>di</strong> coppia è interrotta solo <strong>di</strong> tanto in tanto dalle visite<br />

<strong>degli</strong> eccentrici amici <strong>di</strong> lui, “tanto strani che le sembrano appartenuti ad<br />

un’umanità da sogno e che la spaventano, la <strong>di</strong>sgustano quasi e le danno un desiderio<br />

talvolta pungente <strong>di</strong> riprendere le sue antiche abitu<strong>di</strong>ni in mezzo a «gente<br />

vera»”, 170 tra quali spicca – per morbosità e perversione – l’enigmatica figura<br />

dell’onorevole George Selwyn (un nome questo a cui <strong>Gualdo</strong> e Montesquiou<br />

faranno, dopo l’uscita della Faustin, continuamente ricorso nel loro carteggio<br />

per in<strong>di</strong>care attraverso tale pseudonimo un non meglio precisato amico comune).<br />

171 A causa delle notti insonni della donna che inizia ad<strong>di</strong>rittura a compiere<br />

gesti insani, in una pazzia fomentata anche dalle lettere della sorella che le racconta<br />

i successi <strong>di</strong> una sua rivale, i due decidono <strong>di</strong> compiere un viaggio in Italia.<br />

Tuttavia, alla vigilia della partenza, Annandale è colpito da paralisi: Faustin<br />

lo assiste nella sua lenta e strana malattia che lo condurrà ad una morte preceduta<br />

da un caso rarissimo <strong>di</strong> agonia, quella sardonica. Questo avvenimento ha un<br />

peso notevole nell’economia del testo e, più nello specifico, nella costruzione<br />

del personaggio della protagonista. Infatti, quanto accade nel cap. LXIV del<br />

romanzo goncourtiano, viene a sua volta riproposto dettagliatamente da <strong>Gualdo</strong><br />

all’interno del suo stu<strong>di</strong>o per mettere in evidenza le due nature, <strong>di</strong> donna ed attrice,<br />

sempre più commiste ed inestricabili, <strong>di</strong> Juliette Faustin:<br />

169 Ibidem.<br />

170 Ibidem.<br />

171 Si cita, a titolo esemplificativo, la parte conclusiva della lettera V<strong>II</strong> <strong>di</strong> <strong>Gualdo</strong> a Montesquiou<br />

(V. DONATO RAMACIOTTI, <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong> e Robert de Montesquiou, cit., p. 322) dove,<br />

tra un ammiccamento e l’altro, si fa riferimento al misterioso e ormai non più identificabile<br />

personaggio, forse proprio quello cui Goncourt s’ispirò per il romanzo: “Avez-vous été chez<br />

Peppine [G. De Nittis, cui è de<strong>di</strong>cato La Faustin]? Avez-vous vu «sa dent»? Pourquoi ne m’en<br />

parlez-vous pas? Et y avez-vous rencontré l’hon. George Selwyn? (car c’est lui décidément)”.<br />

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