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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Il teatro ottocentesco: attori, drammaturghi, librettisti e plagiari<br />

in casa <strong>di</strong> Emilio Treves, presente tra gli altri <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>”. 58 Tuttavia, una<br />

volta portate a termine entrambe le redazioni dell’opera, la possibilità <strong>di</strong> andare<br />

in scena veniva <strong>di</strong> continuo <strong>di</strong>lazionata, fino a quando Giacosa non si decise ad<br />

avviare una serie <strong>di</strong> pubbliche letture in Italia, da lui stesso realizzate: complice<br />

la bravura dell’ottimo declamatore, l’iniziativa ebbe un successo inusitato, come<br />

è possibile leggere nelle cronache <strong>di</strong> molti giornali dell’epoca. 59 Naturalmente<br />

la vera serata d’onore avrà luogo nella città natale dell’autore, al torinese<br />

teatro Alfieri, occasione in cui saranno “presenti critici e letterati venuti espressamente<br />

anche da altre città”, quali il più parigino tra i milanesi, <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>,<br />

ma anche i siciliani Verga e De Roberto. 60<br />

Finalmente, nel luglio 1891 la compagnia Duse-Andò si <strong>di</strong>rà pronta a mettere<br />

in scena l’opera in Italia, mentre dalla Francia la Bernhardt avvisava <strong>di</strong> essere<br />

in procinto <strong>di</strong> iniziare una tournée della Dame de Challant negli Stati Uniti.<br />

A questo punto un nuovo <strong>di</strong>lemma si pone <strong>di</strong>nnanzi al povero Giacosa, che<br />

non sa se seguire l’amica Eleonora oppure partire per Chicago e poi per New<br />

York per affiancare la <strong>di</strong>va francese: benché egli sostenga, intervistato da più<br />

giornalisti, che “dopo tutto, quando il dramma va in scena, l’autore non ci ha<br />

più nulla a che vedere”, 61 tuttavia, rivolgendosi a Fogazzaro, lo scrittore confessa<br />

<strong>di</strong> essere letteralmente tormentato dal dubbio, pur propendendo per la scelta<br />

<strong>di</strong> recarsi oltreoceano, viste le insistenze <strong>di</strong> numerosi suoi cari, tra cui il fratello<br />

Piero, ma anche <strong>di</strong> Boito, Verga, Treves, Torelli-Viollier e del nostro <strong>Gualdo</strong>, i<br />

quali “tutti, come un sol uomo mi persuasero che avrei fatto atto <strong>di</strong> cattivo padre<br />

a rimanere”. 62 L’opera, comunque, per il momento, non sarebbe ancora stata<br />

rappresentata senza la Bernhardt a Parigi, come avverte lo stesso <strong>Gualdo</strong>, nel<br />

febbraio ’91, scrivendo a François Coppée; a questi egli fa inoltre presente, non<br />

senza ironia, che l’opera verrà primariamente destinata, come si è visto, alle<br />

platee non europee, composte da un pubblico <strong>di</strong> antropofagi:<br />

58 Ivi, p. 640. Il biografo cita qui, come testimonianza dei presenti partecipanti alla lettura<br />

giacosiana, una corrispondenza apparsa sulla «Gazzetta piemontese» del 18 marzo 1890.<br />

59 Cfr., sul sucesso del tour e sulla bravura <strong>di</strong> Giacosa lettore dei suoi stessi drammi,<br />

l’articolo anonimo apparso sulla «Illustrazione popolare» del 1891, pp. 193-194; sulle reazioni<br />

del pubblico partenopeo (giacché a <strong>Napoli</strong> Giacosa era stato fiancheggiato da Ruggiero Bonghi)<br />

si veda, invece, il «Don Chisciotte» del 3 marzo dello stesso anno.<br />

60 P. NARDI, Vita e tempo <strong>di</strong> Giuseppe Giacosa, cit., p. 646.<br />

61 Ivi, p. 656.<br />

62 Ivi, p. 657.<br />

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